Dopo la pausa estiva torna a tenere banco la questione del rinnovo del contratto degli statali: bloccato da quasi 7 anni, dovrebbe essere una delle prime tematiche da affrontare nell’ambito della riforma delle pubbliche amministrazioni. Il clima tuttavia inizia già ad accendersi con i sindacati che hanno apertamente dichiarato di non essere disposti ad alcuna trattativa fino a quando non ci saranno in ballo le cifre necessarie: 7 miliardi in tutto per i circa 3,3 milioni di dipendenti statali.

Di questi, circa un terzo è costituito dai lavoratori di Scuola, Università e Ricerca (che riuniti andranno a costituire uno dei quattro comparti del pubblico impiego) il cui rinnovo dei contratti dovrà tenere conto di quanto perso in questi anni per effetto del blocco dell’indicizzazione e per annullamento degli scatti di anzianità.

Stipendi insegnanti, -10% dal 2009 e 1000 euro all’anno dal 2013

Si parla nel concreto di cifre piuttosto cospicue: secondo i dati Istat riportati dal quotidiano Italia Oggi gli stipendi dei docenti hanno subito, dal 2009 ad oggi, una flessione di circa il 9,6% del potere d’acquisto avutasi per effetto del blocco delle buste paga per i dipendenti pubblici imposto dal governo Berlusconi per il triennio 2011-2013.

Una percentuale considerevole cui va aggiunta anche la perdita di una cifra che si aggira attorno ai 1000 euro annuali per effetto della cancellazione del 2013 nel computo degli scatti di anzianità. Secondo le stime di CGIL e CISL per compensare tali perdite sarebbe necessario incrementare gli stipendi di 150 euro netti al mese, per una manovra che così facendo richiederebbe almeno 3 miliardi solo per il comparto scuola, più altri 4 per gli altri comparti.

Sblocco necessario ma poche risorse: è già tensione

Tuttavia, tra i 300 milioni stanziati lo scorso anno e i 7 miliardi necessari secondo i sindacati c’è un divario abissale tale da rendere la strada per il rinnovo dei contratti pericolosamente in salita, visto che già in passato la ministra della PA, Marianna Madia, aveva prima sollevato la questione e poi fatto marcia indietro per mancanza di risorse (che certo oggi non sono saltate fuori dal nulla, vista la stagnazione economica e la “crescita zero” degli ultimi dati).

Quelli sull’economia di quest’anno sono ancora dati parziali ma certo         non fanno ben sperare per la fine del 2016 in cui bisognerà tirare le somme e stilare la nuova manovra finanziaria. Per contro i calcoli dei sindacati non trovano riscontro con quelli del Sole 24 Ore secondo cui per il recupero dell’inflazione (senza tenere conto degli scatti di anzianità) sarebbero necessari “appena” 1,22 miliardi, per un incremento degli stipendi di tutti gli statali variabile tra i 16 e i 40 euro, cifra sicuramente più contenuta ma comunque ancora ben lontana rispetto allo sforzo di 300 milioni presentato l’anno scorso. Insomma la partita deve ancora cominciare ma le tensione è già alle stelle.