Ormai ci siamo, il tempo sta scadendo perché il 15 ottobre si riunirà il Consiglio dei Ministri per approvare la nuova manovra finanziaria del Governo. Una manovra da 30 miliardi di cui 6 dovrebbero essere destinati alle Pensioni. Proprio il tema previdenziale è uno di quelli che ha bisogno ancora di essere limato e sembra che tra giovedì sera e venerdì, cioè l’immediata vigilia del Consiglio dei Ministri, Governo e sindacati si ritroveranno per completare i lavori.

Molti sono i nodi da sciogliere, soprattutto per precoci ed usuranti, ma anche per l’Ape nella versione social. Senza essere tacciati di pessimismo, non è arduo ipotizzare che il capitolo previdenziale possa essere messo fuori dalla Legge di Stabilità e diventare un intervento a se stante e parallelo alla riforma.

Usuranti e le diverse via di uscita dal lavoro

Un tema che necessita di chiarimenti particolari è quello dei lavoratori addetti a mansioni particolarmente pesanti, i cosiddetti lavori usuranti. Ad oggi, l’elenco dei lavoratori usuranti è ratificato dall’Inps, ma il Governo ha in mente di ampliare la platea di queste attività considerate molto onerose e pesanti.

L’unica cosa che appare certa ad oggi è la cancellazione del meccanismo delle finestre mobili e dell’aspettativa di vita. Per i precoci l’uscita prevista fino ad ora era a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi. I 7 mesi sono relativi all’aspettativa di vita che dal 2017 cesserà di prolungare in avanti nel tempo le soglie necessarie per questi lavoratori. Inoltre, dal momento in cui si raggiungono i 35 anni di contributi ed i 61,7 anni, insieme alla quota di 97,7, questi soggetti dovevano aspettare l’apertura della finestra, cioè 12 mesi per incassare il primo rateo di pensione. Dal prossimo anno, nessuna finestra sarà più da attendere, si uscirà veramente a 61,7 anni. Numerosi lavoratori chiedono di far rientrare le loro attività tra quelle usuranti e sono tra gli altri le maestre di asilo, gli edili e quelli ad alto rischio infortuni, ma l’elenco sarebbe lunghissimo.

Proprio queste categorie probabilmente saranno tra quelle a cui verrà concessa l’Ape Social, cioè lo scivolo a 63 anni con pensione in prestito da una banca, ma con restituzione a carico dello Stato.

Precoci e una quota 41 che non piace

Sempre lavori pesanti, gravosi ed usuranti sono tra i requisiti richiesti per rientrare in un'altra tipologia di pensione anticipata che entrerà nella nostra previdenza l’anno venturo. Sicuramente tra gli argomenti che più hanno interessato e continuano a riempire i confronti tra Governo e sindacati è quello dei precoci e della loro richiesta di pensione anticipata. Quota 41 per tutti, questa la richiesta dei comitati, gruppi e unioni di lavoratori, cosa che poi è stata cavallo di battaglia di Damiano e della sua proposta di riforma previdenziale.

Anche i sindacati hanno adottato la battaglia per quota 41, ma per via degli esorbitanti costi che secondo il Governo, lo Stato dovrebbe sostenere per consentire uno scivolo per tutti i precoci, la misura non si potrà effettuare. Ecco quindi che il Governo ha trovato una via per assecondare la richiesta di questi lavoratori spendendoci poco. La soluzione è il netto taglio di lavoratori da mandare in pensione e per questo sarà creata una sorta di mini quota 41. Solo coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni e che hanno accumulato almeno un anno di lavoro anche non consecutivo prima del diciannovesimo anno di età, possono andare in pensione senza limiti anagrafici una volta raggiunti i 41 anni di contributi versati.

Sarà necessario inoltre, essere disoccupati, disabili e quindi in difficoltà. In alternativa, come dicevamo prima, bisogna risultare impegnati in attività usuranti. Il problema da chiarire è proprio questo, quali attività saranno ritenute usuranti? Si risolverà tutto nell’ultimo incontro o ci saranno strascichi che non consentiranno al Governo di approntare il piano previdenziale per la Legge di Bilancio?