Il documento, pubblicato il 17 novembre scorso, si intitola ‘Sesta Indagine Europea sulle Condizioni del Lavoro’ ed è stato redatto da Eurofound, la Fondazione europea che si occupa, si legge sul sito ufficiale, del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini membri dell’Unione Europea. Secondo questo rapporto, l’Italia strapperebbe il poco ambito primato di essere, tra i grandi paesi Ue, il fanalino di coda per quanto riguarda stipendi e qualità di occupazione creati tra il 2011 e il 2015.
Nel nostro paese, sentenzia Eurofound, i nuovi posti di lavoro hanno riguardato quasi esclusivamente settori poveri come i servizi (imprese di pulizie, badanti, venditori), a discapito di posizioni meglio remunerate in aree come industria e costruzioni. Ma a passarsela male sono anche i professionisti specializzati. Preoccupante pure il confronto con gli altri paesi sulla percentuale di occupati: 57,4% per l’Italia, più bassa di Francia, Germania, Gran Bretagna e, persino, Spagna.
I numeri del Rapporto Eurofound
Dunque, scrive Eurofound dopo aver intervistato 43.850 lavoratori di 35 diversi paesi europei, dal 2011 l’Italia ha perso più di 500mila posti di lavoro nei settori medio-bassi, medi e medio-alti.
Al contrario, i mestieri di bassa qualità e sottopagati schizzano in alto di 330mila posti. Il Belpase soffre di un “evidente declino occupazionale”. Nello stesso periodo, al contrario, la Francia ha visto crescere i posti di lavoro con salari medi. Anche la Spagna, sebbene condivida con l’Italia un saldo negativo dell’occupazione, ha dato ossigeno lavorativo alla classe media. In netta controtendenza rispetto al deprimente mercato italiano restano Germania e Gran Bretagna che non solo hanno visto crescere l’occupazione nel suo complesso, ma anche in settori ben remunerati.
La peculiarità italiana, certificata anche dall’Istat, è che sono aumentati i lavoratori precari, arrivati a toccare la percentuale record del 14% del totale dei lavoratori dipendenti.
Numeri che gonfiano il valore assoluto degli occupati, ma che comportano un drastico abbassamento dei salari. Se poi, come si accennava, a questi dati drammatici si aggiungono quelli sulla percentuale di occupati tra le persone tra i 15 e i 64 anni, il confronto col resto d’Europa diventa imbarazzante. Secondo Eurofound, a metà del 2016 lavorava il 57,4% degli italiani, contro il 59,3% degli spagnoli, il 64,2% dei francesi e, addirittura, il 74,5% dei tedeschi.