Arrivano importanti aggiornamenti in merito al tema delle differenze di genere e delle agevolazioni previdenziali in favore delle donne. Le indiscrezioni riguardano l'incontro di oggi 7 settembre tra Governo e sindacati, durante il quale si sarebbe discusso della possibilità di allentare i limiti di accesso all'Inps in favore del genere femminile. D'altra parte, le lettrici della nostra rubrica "Parola ai Comitati" e della pagina facebook "Riforma Pensioni e lavoro" hanno sentito parlare ormai da tempo della possibilità di una nuova opzione APE donna, ma fino ad ora non si conoscevano i dettagli sul possibile modello operativo.

Dopo il confronto di oggi emerge il perimetro della misura, che consentirà un anticipo sui requisiti contributivi previsti per l'APE sociale, garantendo sei mesi di anticipo per ogni figlio, con un tetto massimo di due anni. I conteggi indicano che attraverso questo allentamento dei parametri sarebbe possibile allargare la platea delle donne beneficiarie della misura, stimate ora al 29% delle domande per l'APE sociale. Si arriverebbe cosi a totalizzare un 40% di anticipi in rosa, per un numero di domande aggiuntive corrispondenti a circa 4mila unità.

Pensioni APE donna, un passo in avanti ma i sindacati restano insoddisfatti

L'apertura del Governo alle donne rappresenta un passo in avanti, ma i sindacati restano insoddisfatti e chiedono di fare di più. A mancare all'appello sarebbe ad esempio il riconoscimento del lavoro di cura e dell'assistenza familiare, visto che lo sgravio fin qui discusso riguarda esclusivamente la maternità. Anche su quest'ultimo criterio, poi, non mancano le critiche. Le parti sociali vorrebbero infatti veder riconoscere le nuove proposte a tutta la platea delle lavoratrici, mentre al momento l'ipotesi del Governo collega la misura di sconto a chi possiede gli altri requisiti utili dell'APE sociale. Diviene così imprescindibile il raggiungimento del vincolo anagrafico, fissato a 63 anni di età.

Furlan: serve estendere il riconoscimento della maternità

"Abbiamo sottolineato un aspetto con forza e determinazione: è quello che tra un altro anno tutte le donne andranno in pensione a 66 anni e 7 mesi e se non riusciremo a bloccare il meccanismo diabolico dell'aspettativa di vita, dopo un anno sarà anche peggio. La proposta che fa il Governo di risolvere o tentare di dare una prima risposta attraverso il riconoscimento alle donne madri lavoratrici dell'APE social deriva da un aspetto non di poco conto: che le domande delle donne sono state molte meno perché non arrivano a quegli anni di contributi", ha affermato Annamaria Furlan, Segretario Generlae Cisl. "Questa è una cosa importante perché allarga l'APE social e dà la possibilità a qualche donna in più di poter accedere.

Ma c'è un tema che invece riguarda tutte le donne lavoratrici del nostro Paese madri che non si risolve con l'allargamento all'APE social: è il riconoscimento sociale della maternità, in un Paese a crescita zero dove i giovani diminuiscono e gli anziani aumentano", ha concluso la sindacalista.

Stante la situazione, la discussione sulla previdenza tornerà ad aggiornarsi con un nuovo incontro, fissato il prossimo 13 settembre. Si tratterà di un appuntamento decisivo per trovare degli accordi sugli interventi da inserire nella legge di bilancio 2018, prima che questa venga incardinata e cominci la discussione parlamentare.

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