Torniamo ad aggiornare le lettrici della nostra rubrica "Parola ai Comitati" e della pagina Facebook "Riforma Pensioni e lavoro" con il nuovo punto settimanale in arrivo dal Comitato Opzione Donna Social. "Leggo stamani che Standard&Poor's migliora il rating dell'economia italiana. Se cresce la fiducia possiamo avere più lavoro e più sviluppo", evidenzia Orietta Armiliato.

"È una notizia che denuncia una situazione molto positiva che non si rilevava da quasi quindici anni, dunque qualcosa sta andando davvero nella giusta direzione, anche se con fatica e non speditamente come ci piacerebbe e come avremmo bisogno che fosse".

I nuovi commenti sulla legge di bilancio 2018

Stante la situazione, "la bozza della legge di bilancio sta compiendo i suoi forzati percorsi e, rispetto ai temi che ci riguardano, abbiamo preso atto della proposta che il Governo ha formulato per favorire le donne e che riporto testualmente così come rubricata nel draft ufficiale: APE SOCIALE DONNA 1.

All’articolo 1 comma 179 della legge 11 dicembre 2016, n. 232 dopo la lettera d) aggiungere: “I requisiti contributivi richiesti alle lettere da a) a d) sono ridotti per le donne di 6 mesi per ogni figlio nel limite massimo di 2 anni.”2. Agli oneri derivanti dalla presente disposizione si provvede mediante... Come abbiamo avuto modo di dire in più occasioni da quando ne abbiamo preso atto, tale proposta risulta essere irricevibile da parte della platea femminile poiché, pur essendo qualcosa che muove in aiuto alle donne, non contempla né i bisogni manifestati né si ispira a quei principi di equità necessari a renderla fruibile quanto meno ad una maggioranza delle lavoratrici. Il CODS", ricorda la fondatrice "non è né è mai stato un gruppo formato, come avviene e non ce ne stupiamo, per intercettare un flusso di consensi, ma nasce esclusivamente per affermare la necessità di riparare ai danni subiti dalle lavoratrici sia a causa di leggi incaute sia della situazione determinata dal lavoro che si accollano storicamente le femmine sia nella sfera famigliare sia in quella lavorativa, per far fronte alla carenza dei servizi pubblici e che si traduce in significativi costi sociali, e non ci riferiamo ai soli costi economici diretti ma e soprattutto, a tutti quei costi indiretti che si manifestano in termini di impatto sulla salute, sulla valorizzazione economica del lavoro di cura svolto, di rinuncia all’occupazione, solo citarne i principali.

Dopodiché, riteniamo doveroso da parte del Governo il dover obbligatoriamente tenere conto delle diverse situazioni di vita delle donne (che non sono tutte necessariamente madri,anche se comprendiamo che la maternità ha ulteriormente contribuito a tutta una serie di impegni e di rinunce specie di carattere carrieristico) e non solo a quelle che potranno rientrare nei restrittivi parametri proposti".

Il punto della situazione in merito all'anticipo pensionistico e all'opzione donna

"Un’altra questione che salta agli occhi leggendo i commenti postati" prosegue Armiliato, "è che ancora tante persone non hanno ben compreso il meccanismo dell’Ape, anche se è intrinseco nel suo acronimo APE=Anticipo pensionistico, ovvero un importo calcolato sulla simulazione della propria futura pensione che percepirò prima di arrivare a raggiungere i requisiti di legge per poter ricevere la mia reale pensione.

Insomma, una cifra mensile anticipata che sarà il ponte economico funzionale a concederci un reddito che ci traghetterà fino all’età prevista dalla vigente normativa" si evidenza dal CODS. "E...naturalmente, non possiamo esimerci dallo spendere un paio di parole sulla Proroga dell’opzione Donna poiché, sia nei gruppi sia in alcuni articoli che circolano in rete, le due misure Ape Donna ed Opzione Donna appunto, vengono poste come l’una alternativa all’altra quando non sono minimamente paragonabili né per metodo né per merito: in realtà nulla hanno in comune se non la possibilità generica di anticipare l’uscita delle donne dal mondo del lavoro, quello esterno alla famiglia naturalmente. C’è un’altra questione ancora, legata alla richiesta di Proroga di OD e che mi preme chiarire proprio per quell’amore di verità che è intrinseco nel mio modo di essere e dal quale non riesco ne voglio prescindere, e cioè che , occorre chiarire un aspetto al quale il solito gruppo di indomite sostenitrici della Proroga di OD sta dando la propria interpretazione, strumentalizzandone il concetto.

Mi riferisco", prosegue Armiliato, "ad una serie di tweet che ho avuto modo di leggere e che erano corredati da una foto dell’ex Premier Matteo Renzi, ritratto durante una trasmissione del programma “Porta a Porta”dove sullo sfondo era proiettata una slide che riferiva alla riapertura dei termini della sperimentazione. Tale trasmissione, andata in onda il 19 Maggio 2015, riferiva alla L 243/2004 che era stata indebitamente accorciata di un anno rispetto al dettato di legge e sulla quale gravava anche una Class Action accesa delle donne del ComitatoOpzioneDonna presso il Tar del Lazio, affinché fosse ripristinato il diritto leso da due circolari palesemente contra legem appunto, emesse da Inps (con il naturale avallo del Ministero del Lavoro) e quindi un sopruso perpetrato dal Governo a danno delle aventi diritto, che doveva necessariamente essere sanato e, in fine, con la LdB2016 così fu.

Diverso è affermare che l’ex Premier sostenne e sostiene che le donne debbano pensionarsi (volendo) avendo un’età anagrafica pari a 57 anni e 7 mesi, cosa per altro imprecisa poiché il primo assegno erogato dall’INPS per questa misura si percepisce un anno dopo il raggiungimento dei requisiti e dunque a 58 anni e 7 mesi per le lavoratrici private, mentre per le autonome occorre un anno in più di età dunque 58 anni e 7 mesi e ancora 6 mesi in più di finestra... Insomma", conclude la fondatrice del Comitato, "decontestualizzare tutto questo per renderlo strumentale alla propria richiesta di provvedimento della Proroga di OD, sommata all’opportunità di tacciare di inaffidabilità l’esponente in questione riferendosi a questa fattispecie, non fa onore a nessuno ma va solo a detrimento delle modalità comportamentali delle donne, dando credito a quella etichetta che da anni ci hanno affibbiato e che rifiutiamo, di non essere capaci di batterci con l’onestà intellettuale necessaria: ebbene, noi Donne non siamo tutte così e qui, ora, lo rivendichiamo".

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