Nel summit odierno tra parti sociali e Governo si cercherà di trovare una intesa su quanto proposto dal Governo lunedì scorso nel precedente incontro. Una proposta che sembra difficilmente accettabile da parte dei sindacati che di fatto chiedono altro e soprattutto interventi più radicali. Il Governo stretto nella morsa dei sindacati che pressano e delle casse pubbliche che non permettono voli pindarici, sembra fermo sui suoi passi.
La proposta su sette punti del valore complessivo di 300 milioni appare l’unica strada percorribile e soprattutto economica perché la Legge di Bilancio anche se finanziata con 20 miliardi, ha fondi limitati. La maggior parte dei soldi stanziati nella manovra di bilancio infatti sono stati erosi dal congelamento dell’aumento dell’Iva delle ormai consuete clausole di salvaguardia. Incentivi alle imprese, reddito di inclusione e rilancio occupazionale sono altre necessità con cui le Pensioni devono dividere i 4 miliardi su 20 che restano spendibili dopo aver temporaneamente chiuso la partita aumento dell’IVA.
Qualcosa però cambierà per le pensioni, soprattutto per la misura dell’Ape sociale che lo scorso anno fece ingresso nella nostra previdenza.
Misura a scadenza
Una cosa da ribadire sull’Ape sociale è la sua natura sperimentale. Infatti nella scorsa Legge di Stabilità si varò questa versione assistenziale di Anticipo Pensionistico prevedendo una sua sperimentazione fino a fine 2018. I sindacati chiedono che l’Ape sociale venga prorogata anche oltre, ma nella prossima manovra finanziaria questo non potrà essere fatto perché si tratta di mettere soldi in previsione anche solo per il 2019, che il Governo oggi non può permettersi. Negli ultimi tempi l’Ape sociale è accostata spesso, nelle discussioni previdenziale, con l’aspettativa di vita.
Infatti le 11 attività gravose che il Governo creò lo scorso anno come beneficiari dell’Anticipo Pensionistico al pari di disoccupati, invalidi e caregivers, saranno con ogni probabilità salvaguardate dall’aumento dell’età pensionabile che l’aspettativa di vita porterà a 67 anni nel 2019. A queste 11 attività che ormai tutti conoscono, con edili, maestre di asilo, camionisti ed infermieri delle sale operatorie, oggi si andranno ad aggiungere marittimi, pescatori, agricoli e siderurgici, diventando di fatto 15. Appare inevitabile che anche in termini di accesso all’Ape sociale, queste attività diventeranno le nuove beneficiarie della pensione a 63 anni prevista proprio dalla misura.
Nuovi parametri
Alla variazione di platea per la misura, che diventa più larga, il Governo nella sua proposta ha previsto anche dei correttivi ai requisiti necessari per accedervi. I contributi necessari per l’Ape sociale nella versione originaria, per quanto riguarda i lavori gravosi prevedeva 36 anni. Di questi, 6 degli ultimi 7 anni di lavoro dovevano essere svolti proprio in una delle attività gravose che davano diritto all’anticipo di pensione. Sempre con il condizionale che è obbligatorio con la Legge di Bilancio ancora in lavorazione alle Camere, i contributi necessari scenderanno a 30, equiparando l’Ape sociale ed i versamenti previdenziali previsti alle altre categorie di beneficiari, cioè invalidi, con invalidi a carico o disoccupati.
Inoltre il paletto della continuità in attività gravosa sarà cambiato in 7 degli ultimi 10 anni. Secondo i legislatori questo correttivo consentirà a chi ha attività stagionali e legate alle condizioni climatiche come gli edili o i nuovi agricoli e marittimi, di centrare con più facilità l’obbiettivo della continuità lavorativa necessaria. Stime del Governo indicano in 15mila i soggetti che potrebbero beneficiare della correzione sulla misura. Per i sindacati invece il numero sarebbe largamente inferiore, attestandosi sulle 4mila unità. Insomma, accordo o meno, questo quello che con ogni probabilità accadrà nella Legge di Bilancio che presto dovrà essere approvata.