Accordo trovato e intesa sottoscritta per il contratto dei lavoratori pubblici del comparto Funzioni Centrali. Dopo quasi un decennio di blocco contrattuale, l’accordo per i lavoratori di agenzie fiscali, ministeri e così via è definito. La riforma della Pubblica Amministrazione può dirsi compiuta con quest’altro tassello tanto atteso. Dopo la recente circolare ministeriale che di fatto mette una pezza al problema precariato nelle Pubbliche Amministrazioni, il rinnovo nel primo dei 4 Comparti della Pubblica Amministrazione apre le porte al rinnovo anche per gli altri.

Parte economica

L’intesa è fuoriuscita dalla riunione fiume tra Aran, che al tavolo rappresentava il Governo, ed i sindacati a nome dei lavoratori. La parte economica del rinnovo è l’aumento delle buste paga dei lavoratori che da 10 anni avevano lo stipendio congelato. La base di partenza degli aumenti restano le famose 85 euro che erano il punto focale della prima bozza di intesa tra Governo e sindacati del novembre 2016. L’aumento medio però sarà diverso tra i vari lavoratori e secondo l’accordo la forbice prevista è compresa tra 63 e 117 euro. il rinnovo vale per tre anni, a partire dal gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2018.

Evidente che per i lavoratori, con la prima tranche di aumento prevista per marzo, potrebbero arrivare gli arretrati spettanti. Da valutare come erogarli e soprattutto in che misura. Infatti stando alla forbice prima citata, le cifre di arretrato che i lavoratori dovrebbero percepire sono di qualche migliaio di euro a testa. Difficile che le cifre di cui il Governo dispone siano sufficienti a sanare la situazione che a rinnovo completato anche negli altri Comparti, riguarderebbe oltre 3 milioni di lavoratori. L’ipotesi al momento più attendibile appare quella che prevede un rimborso una tantum, una specie di risarcimento a saldo e stralcio di 500 euro a lavoratore circa. Tutto ciò in attesa che dall’Aran facciano sapere nel dettaglio cosa si intende fare per la questione cifre arretrate.

Intanto, via libera ad un bonus in più fino a 25 euro a lavoratori che come redditi rientrano nella fascia di assegnazione del Bonus Renzi da 80 euro. In materia premi invece, benefit del 30% in più ai dipendenti valutati meglio.

Norme e regole nuove

L’annuncio sull’accordo è stato dato direttamente dal Ministro Madia sul suo profilo ufficiale di Twitter a pochi minuti dalla firma, intorno alle ore 4 del 23 dicembre. La solerzia con la quale la Madia ha pubblicizzato l’intesa è sinonimo di grande soddisfazione che sembra essere comune anche ai sindacati che hanno parlato di data storica. A dire il vero però, le richieste sindacali in origine non erano propriamente queste perché restano appese numerose questioni.

Oltre agli arretrati ch,e se erogati secondo l’ipotesi dell’Esecutivo, richiederebbero l’ennesimo sacrifico in termini economici ai lavoratori, c’è anche la vacanza contrattuale o indennità di vacanza che dir si voglia. Si tratta del mini aumento previsto durante i periodi di vuoto contrattuale che è pari al 30% del tasso di inflazione annuale. Un indennizzo che, nonostante il contratto sia scaduto da anni, non è mai stato erogato ai lavoratori. In definitiva, manca ancora qualcosa ma da parte dei sindacati la soddisfazione appare piena. Lo sottolinea anche Serena Sorrentino, Segretario della FP-CGIL. Come riporta il quotidiano il Mattino di Napoli, oltre ai soldi che sono in linea con la base di intesa delle 85 euro lorde a testa per lavoratore, il nuovo documento abbraccia diversi aspetti del lavoro nel pubblico.

Vengono estesi i diritti civili dei dipendenti, nuove misure sul cosiddetto burn out e sullo stress da lavoro, cancellate le fasce della Riforma Brunetta e quindi nuovi sistemi di valutazione. Inoltre si supera lo scoglio del Jobs-Act che viene escluso dalle nuove norme contrattuali compreso il pericoloso discorso dell’Articolo 18. Infine, vengono messe in atto misure a contrasto del precariato e la settimana lavorativa viene confermata in 36 ore.