Ad esclusione dei lavoratori cosiddetti Ministeriali, cioè i dipendenti pubblici del Comparto delle Funzioni Centrali, nessuno ha ancora ricevuto i soldi spettanti per il nuovo contratto. Nessun aumento di stipendio e nessuna erogazione degli arretrati spettanti è stata fatta ne per i lavoratori della Scuola né tantomeno per le Forze dell’Ordine e Forze Armate. In definitiva, molti lavoratori statali sono ancora in attesa di ricevere quanto stabilito dai rinnovi contrattuali.

L’attesa però sembra essere finita perché da quanto riferito da NoiPa sul suo portale ufficiale, a maggio saranno erogati gli arretrati ed a giugno arriveranno gli aumenti per tutti i lavoratori dei due maxi comparti della Pubblica Amministrazione.

Importo arretrato

NoiPa, che si occupa delle retribuzioni dei lavoratori impegnati nelle Pubbliche Amministrazioni, per quanto concerne il personale della scuola sembra orientato ad emanare un cedolino speciale entro fine maggio. Una emissione che riguarderà solo gli arretrati, che pertanto non saranno erogati nel cedolino riferito ai normali stipendi dei lavoratori.

In pratica si utilizzerà lo stesso metodo utilizzato per i lavoratori del Comparto Funzioni Centrali. Le cifre di arretrato spettante sono state stabilite durante la piattaforma di rinnovo di ogni singolo comparto e consteranno in una erogazione una tantum a saldo del biennio 2016-2017 e dei primi mesi del 2018. Il contratto infatti ha decorrenza 1° gennaio 2016 e scadenza 31 dicembre 2018.

Le cifre di arretrato però non saranno certo quelle che per davvero sarebbero dovute spettare ai lavoratori che da 8 anni attendevano il rinnovo. Anzi, rispetto alle cifre pattuite come aumento, saranno largamente inferiori. Il nuovo accordo prevede aumenti sullo stipendio base compresi tra i 63 ed i 117 euro mensili lordi.

Oltre all’aumento tabellare, va aggiunto l’elemento perequativo, cioè tra 21 e 25 euro al mese per 10 mesi. Un elemento retributivo aggiuntivo creato per salvaguardare le fasce retributive più basse dalla paventata perdita del Bonus di 80 euro di Renzi e per concedere a tutti le ormai celebri 85 euro lorde di aumento promesse con il nuovo contratto. Nella scuola dunque, gli arretrati per il biennio scorso saranno di circa 435 euro lordi a dipendente, cioè intorno a 204 euro a testa al netto delle trattenute fiscali e previdenziali.

Dubbi e perplessità

La piattaforma di rinnovo è stata accompagnata da critiche e perplessità fin da subito e così anche per le cifre di cui oggi si parla. Criticità che hanno portato diverse sigle sindacali a non firmare l’accordo: oltre alle solite problematiche relative al tasso di inflazione applicato, che con ogni evidenza non tiene in considerazione il lasso di tempo trascorso senza contratto, oppure alla mancata erogazione della vacanza contrattuale, esiste un problema di decorrenza.

Infatti la sentenza della Corte Costituzionale da cui è scaturito il rinnovo è del luglio 2015, fu allora che la Consulta bocciò il blocco degli stipendi per i lavoratori statali del Decreto Salva Italia del Governo Monti e del Ministro Fornero. Gli ultimi mesi del secondo semestre del 2015 non vengono considerati come periodi indennizzabili dagli arretrati che arriveranno a maggio perché il nuovo contratto partirà dal 1° gennaio 2016. La Consulta non si è pronunciata sugli anni di vuoto contrattuale precedente la Fornero e così, oltre che perdere 5 anni di perequazione, i lavoratori perderanno anche i 5 mesi del 2015 che sarebbero dovuti rientrare nel pacchetto se la data di decorrenza del contratto fosse stata quella della pubblicazione della sentenza dei giudici costituzionalisti.

A questo va aggiunto che nelle ipotesi delle cifre che oggi girano su internet e che vengono pubblicate da autorevoli siti di informazione del comparto scuola, non vi è traccia di quanto andrebbe erogato per i primi mesi del 2018. Si tende a considerare come arretrato solo il biennio 2016-2017, senza i mesi che vanno da gennaio 2018 a maggio 2018 che evidentemente, non essendo ancora coperti dagli aumenti, dovrebbero essere considerati nel cedolino ad emissione speciale di maggio. Il dubbio è se questi mesi verranno coperti con le cifre di aumento del 2018, che sono maggiori di quanto stabilito mensilmente per il biennio precedente, o se seguiranno il calcolo dell’una tantum come previsto per i due anni precedenti. Risposte che senza ulteriori colpi di scena e passi indietro, entro la fine del mese arriveranno.