Andare in pensione per le donne lavoratrici può essere, in molti casi, ancora più difficoltoso dei colleghi uomini, anche alla luce dei provvedimenti annunciati dal nuovo Governo Conte e dai punti del "Contratto" del M5S e della Lega in vista del superamento della riforma Fornero. Infatti, gli attuali strumenti a disposizione per l'uscita, sia con pensione anticipata che con pensione di vecchiaia, anche in vista degli annunciati provvedimenti della quota 100, della quota 41 dei precoci e della reintroduzione dell'opzione donna, risultano inadeguati rispetto ai parametri necessari, in primo luogo per coloro che hanno perso il lavoro e non possono aggiungere anni di contributi a quelli già versati.

Il caso di una disoccupata di 60 anni (li compirà il 24 giugno 2018) con 31 anni di contributi Inps già versati, sottoposto al Direttore responsabile di Investireoggi, Patrizia Del Pidio, conferma l'impossibilità di utilizzare gli strumenti di pensione anticipata introdotti negli ultimi anni. Ma anche le difficoltà alle quali andranno incontro le donne pur reintroducendo l'opzione donna o i meccanismi delle quote della pensione di anzianità.

Pensioni anticipate con opzione donna, quota 100, precoci e pensione vecchiaia Fornero

Il caso sottoposto all'attenzione di Investireoggi è il classico esempio di lavoratori e lavoratrici "esodati", troppo in là con l'età per sperare di riposizionarsi nel mondo del lavoro, troppo giovani per sperare di andare in pensione.

Nello specifico, nell'attuale situazione, la lavoratrice dovrebbe attendere la pensione di vecchiaia che, però, secondo i canoni della riforma Fornero, aumenterà a 67 anni dal 2019-2020 e di altri mesi a partire dai bienni successivi. La donna, pertanto, potrebbe andare in pensione tra oltre 7 anni. Con i 31 anni di contributi versati, la lavoratrice è distante anche dalla pensione anticipata prevista dalla riforma Fornero: non rientrando nel meccanismo contributivo, occorrono, ad oggi, 41 anni e 10 mesi di versamenti che aumenteranno a 42,3 nel 2019 e, progressivamente negli anni successivi, in concomitanza con gli adeguamenti alla speranza di vita della pensione di vecchiaia. Distantissima anche dalla pensione anticipata a quota 41 dei precoci (sia nella disciplina attuale che in quella proposta dal M5S e dalla Lega che, comunque, richiederà almeno la quota 41,5 dal 2019), la donna non possiede nemmeno i requisiti per l'Ape social nel caso in cui dovesse essere prorogata anche dopo il 31 dicembre 2018.

Infatti, l'attuale età di uscita di 63 anni (da aumentare a 63,5 dal 2019) rappresenta un lasso di tempo troppo elevato per chi non abbia altri redditi per vivere in attesa di maturare i requisiti di uscita. Tuttavia, la scrivente avrebbe già raggiunto il requisito contributivo dei 30 anni previsto per l'anticipo pensionistico social.

Ultime pensione anticipata 2018, novità oggi su quota 100, quota 41 precoci e opzione donna

Le speranze di uscita di molti lavoratori ed ex lavoratori sono riposte nelle misure di pensione anticipata che il nuovo Governo discuterà nei prossimi mesi e che riguarderanno la quota 100, la quota 41 dei precoci e l'opzione donna. Ad oggi, alla scrivente mancherebbero anni di età e di contributi per accedere sia alla quota 100 (soprattutto se dovesse essere prevista l'età minima di 64 anni, ma per raggiungere "100" la donna dovrebbe attendere i 69 anni) che, ovviamente, alla quota 41, distante almeno 10 anni di contributi.

Anche nell'ipotesi di proroga dell'opzione donna, alla lavoratrice mancherebbero 4 anni di contributi per maturare i 35 richiesti, a meno che nel possibile provvedimento non vengano richiesti 36 o 37 anni di versamenti, in base a quanto riporta oggi Il Sole 24 Ore. In questa situazione cosi complessa, tornerebbe utile prevedere l'ennesima legge di Salvaguardia che possa andare incontro alle esigenze di pensione dei lavoratori esodati.