Tagliati i finanziamenti per la Scuola e l’università. Il decreto fiscale 2018, dopo l’approvazione da parte del governo è stato inviato alla commissione industria del Senato per il primo esame parlamentare. I fondi per l’istruzione, secondo la prima stesura del decreto, saranno ridotti di 29 milioni di euro nel contesto della nuova politica del risparmio che il Governo vuole portare avanti per controllare la spesa pubblica.
Il settore preso di mira sarebbe proprio quello che, a detta degli esponenti dei partiti di Governo, avrebbe dovuto vivere una nuova primavera dopo la "Buona scuola" di Renzi.
I tagli previsti
Quello prospettato si tratta di un taglio per molti versi inaspettato poiché lo stesso ministro dell’istruzione Marco Bussetti nel suo ultimo question time alla Camera, aveva annunciato che avrebbe chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri l’aumento dei finanziamenti per il comparto scuola e università. Niente da fare. Non c’è stato alcun aumento di bilancio e addirittura si è registrato un taglio di risorse significativo.
Il taglio alle risorse del Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca, attualmente all’esame della commissione industria del Senato, prevederebbe la riduzione di 8 milioni di euro per l’istruzione del primo ciclo scolastico, 3 milioni di euro per il secondo ciclo, ulteriori 3 milioni di euro per il reclutamento e l’aggiornamento del personale dirigente della scuola e, infine, 15 milioni di euro per le Università.
Ciò significa meno soldi per gli studenti meritevoli, meno ricerca e più indebolimento culturale. La scuola e l’università vengono dunque messi al centro della politica di risparmio del Governo per mantenere a bada il deficit pubblico. Vengono rimandati a data da destinarsi i problemi del personale precario, l’aggiornamento dei docenti e il mantenimento della qualità didattica per la formazione del futuro cittadino.
Nessun investimento a favore delle Università Italiane
In campo universitario tutto rimarrebbe come prima nonostante l'Università italiana sia quella tra le più sottofinanziate in Europa: nessuna previsione ulteriore di borse di studio o agevolazione per gli studenti con condizioni economiche disagiate, nessun investimento per le residenze universitarie né la tanto attesa no tax area.
È fuori dubbio che in sede parlamentare i numeri potrebbero essere ribaltati anche se appare difficile che i due partiti di Governo possano mettere in discussione le decisioni prese ma, se dovessero rimanere tali, i rappresentanti dei docenti universitari, i coordinamenti degli studenti e dei precari hanno già annunciato un inverno ricco di scioperi, primo fra tutti quello previsto per il 16 novembre