In questi giorni molti italiani stanno ricevendo dall’Inps le buste arancioni, quelle con all’interno l’estratto conto dei contributi di ogni singolo lavoratore e le ipotetiche date di uscita per le Pensioni di vecchiaia o anticipate di ognuno. Nel programma di calcolo utilizzato nelle buste arancioni, non c’è quota 100, perché non è ancora misura effettiva fino a quando non uscirà il suo relativo decreto.
La busta arancione però resta utile ai lavoratori per avere un quadro preciso della propria situazione contributiva in modo tale da poter verificare se è possibile per loro uscire dal lavoro sfruttando le svariate misure pensionistiche previste dal sistema per il 2019. Quota 100 nascerà sicuramente, come ogni giorno confermano i rappresentanti di governo e sarà accompagnata anche dalla riapertura di opzione donna. Con queste due novità, si implementano le possibilità di accedere alle pensioni l’anno venturo.
Il quotidiano “Il Sole 24 Ore” presenta un scheda esplicativa sui requisiti di accesso alle pensioni misura per misura e molte particolarità di queste sono pressoché sconosciute a molti.
Come si va in pensione nel 2019? Vediamo di fare chiarezza circa le misure attive l’anno venturo con tutti i loro relativi requisiti.
Pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate
Nonostante i proclami circa il superamento della legge Fornero, questa resterà pienamente in vigore nel 2019. Sia quota 100 che opzione donna serviranno per anticipare la pensione per diversi lavoratori, ma sono misure opzionali e ricche di controindicazioni per via delle penalizzazioni di assegno pensionistico cui andrebbero incontro i richiedenti. Per chi non rientra o non vuole richiedere le due nuove misure, perché sconvenienti, restano in vigore le due vie di uscite tipiche della pensione di vecchiaia o di quella anticipata.
Tutte e due continueranno a basarsi sui requisiti di accesso imposti dalla riforma Fornero. Il diritto alla pensione di vecchia nel 2019 sale di 5 mesi per l’aspettativa di vita e pertanto la quiescenza si centrerà a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Per ricevere la pensione di vecchiaia occorre cessare il rapporto di lavoro in corso per i dipendenti, mentre gli autonomi possono restare ancora al lavoro. La pensione anticipata invece è la misura distaccata da limiti anagrafici e stando alle regole attuali, sempre per via dell’aspettativa di vita, nel 2019 per gli uomini si centrerà con 43 anni e 3 mesi di contributi versati, mentre per le donne a 42 anni e 3 mesi. La misura è oggetto di studio da parte del governo che sta valutando se inserire il blocco dell’aspettativa di vita che riporterebbe anche per l’anno venturo, le pensioni anticipate alle soglie 2018 (42 anni e 10 mesi e 41 anni e 10 mesi).
Si valuta inoltre il ritorno alle finestre mobili, alla stregua di quota 100 che farebbe slittare le pensioni anticipate di 3 mesi rispetto alla data di maturazione dei requisiti.
Quota 41 e scivolo per lavori usuranti
Restano in vigore anche le misure che si rivolgono a precoci e usuranti. Per i primi si tratta di quota 41, possibilità di anticipo per chi dei 41 anni di contributi richiesti, ne ha uno versato anche discontinuamente, prima del 19° anno di età. La misura però si rivolge a precoci disoccupati, invalidi, caregivers o lavori gravosi. Le stesse categorie che rientrano nell’Ape sociale che se davvero sarà prorogata (la misura scade a fine 2018) consentirebbe l’anticipo a partire da 63 anni con 30 anni di contributi per invalidi e disoccupati e 36 per i lavori gravosi.
Capitolo a parte per gli usuranti e notturni, la cui quiescenza resta confermata a 61 anni e 7 mesi con 35 di contributi, con contestuale quota 97,6 raggiunta.
Quota 100 e opzione donna
Le due novità per il 2019 saranno opzione donna e quota 100. La misura per le lavoratrici è un rilancio di una sperimentazione già adottata in passato. Consente l’accesso anticipato alla pensione con 58 anni di età e 35 di contributi ma con assegni pensionistici calcolati per tutte ed interamente con il sistema contributivo. Si perde fino al 30% di pensione optando per lo scivolo destinato alle lavoratrici. Penalità anche per la grande novità rappresentata da quota 100. La misura offre la pensione con almeno 62 anni di età ed almeno 38 di contributi.
Meno contributi versati e coefficienti di trasformazione sfavorevoli producono un taglio di assegno pensionistico tra il 5 ed il 35% circa come confermato pochi giorni fa da una relazione ufficiale dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Le combinazioni possibili con quota 100 resteranno quelle con 62, 63, 64, 65 e 66 anni di età e sempre con 38 anni di contributi versati. Per tutte le misure di cui abbiamo trattato, l'uscita è prevista dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si raggiungono i requisti, tranne per la quota 100 (e forse per le anticipate) che prevedono il meccanismo delle finestre trimestrali nel privato e semestrali nel pubblico.