La proroga della pensione anticipata tramite opzione donna continua ad essere al centro delle discussioni dei Comitati delle lavoratrici dopo le diverse conferme in arrivo dalla politica per l'inserimento del provvedimento all'interno della legge di bilancio 2020.

La misura risulta in scadenza al termine dell'anno, e consente attualmente l'accesso all'Inps alla maturazione dei 58 anni di età (un anno in più se autonome) e contemporaneamente di almeno 35 anni di contribuzione (entro il 31 dicembre 2018) accettando il ricalcolo interamente contributivo dell'assegno.

Armiliato (CODS): la proroga di anno in anno è un 'sistema barbaro'

Sul punto è intervenuta recentemente l'amministratrice del Comitato Opzione Donna Social Orietta Armiliato, la quale ha evidenziato le problematiche legate al meccanismo di proroga "di anno in anno" che viene ormai portato avanti in modo continuativo.

In particolare, la fondatrice del CODS ha parlato di un "sistema barbaro", spiegando che in questo modo si certifica una condotta "miope, ingiustificata e angosciante". Una situazione che diventa ancora più pesante per le lavoratrici, perché si inserisce all'interno di un quadro macroeconomico già pesante e nel quale le prospettive lavorative e previdenziali delle donne sono di angoscia e fragilità.

Tutto ciò, ricordando anche che "le donne sono in credito" e attendono da tempo il riconoscimento del lavoro di cura e del doppio ruolo svolto nella società dal punto di vista previdenziale e dei criteri di accesso alla pensione pubblica.

Pensioni anticipate: le richieste di estensione dell'opzione donna al 2023

Stante la situazione appena descritta, dal Comitato Opzione Donna Social si torna quindi a reiterare la richiesta di una proroga della pensione anticipata tramite OD fino all'anno 2023, in modo da poter dare l'opportunità di usufruire della misura a tutte le donne che matureranno i requisiti di accesso.

Una misura che risulterebbe praticabile anche in virtù "del basso impatto dei costi", considerando il ricalcolo contributivo dell'assegno ed il peso ben più oneroso di altre opzioni di flessibilità comunque non inclusive rispetto alla platea femminile.

Considerazioni che fanno sottolineare, a maggior ragione, la precarietà dell'ipotesi di una proroga dell'opzione donna di anno in anno. "Non si si può certo pensare dunque che la proroga al 2023 dell'Opzione Donna con la sua necessaria copertura economica di basso rilievo possa scassare inesorabilmente i conti pubblici", ha concluso Armiliato, rivendicando le richieste in arrivo dalle iscritte del Comitato Opzione Donna Social.