Sono tre le parole chiave della nuova riforma Brunetta dei Concorsi Pubblici che, in definitiva, pensa 'a una Pubblica Amministrazione in chiave digitale': celerità, digitalizzazione, semplificazione. Per mettere in pratica tutto ciò si sta lavorando a un decreto di accompagnamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che possa entrare immediatamente in vigore per sbloccare la macchina farraginosa delle procedure pubbliche.

Sarà indispensabile una certa sinergia con il ministro per l'Innovazione e la Transizione Digitale Vittorio Colao, essenziale per raggiungere un profondo ripensamento delle modalità di azione e di reingegnerizzazione dei processi selettivi.

Ripensare ad un nuovo reclutamento: un concorso non può durare 10 anni

Secondo Brunetta ormai 'è intollerabile che un concorso possa durare 10 anni'. Ecco perché, per snellire i meccanismi di reclutamento e selezione del personale, sul piano organizzativo bisogna puntare al digitale e alla trasparenza. Si farà ricorso quindi agli strumenti telematici individuando luoghi dotati di adeguata tecnologia con postazioni informatiche, come le fiere o le grandi aule universitarie, in grado di superare il limite dei 30 candidati per sessione.

La prova online garantirà da un lato la rapidità e la velocità e, dall'altro, consentirà lo svolgimento in sicurezza nel rispetto del distanziamento fisico dei candidati. Ecco dunque che andrà in soffitta il modello dei concorsi centralizzati con graduatorie a scorrimento e durate bibliche. La riforma punterà sia su investimenti in connettività con la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini, che sull'aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici.

Migliori competenze e un rapido ricambio generazionale

Poi ci si concentrerà su quelle che sono le reali esigenze di ciascuna Pa, reclutando personale altamente qualificato. Laddove non ci sia il tempo materiale per poter svolgere i concorsi, si potrà ricorrere alla mobilità innovativa, ovvero si dovrebbe consentire l’accesso nella Pa a chi ha lavorato o lavora nel privato più qualificato, in università straniere o in organizzazioni internazionali.

Oltre all'idea di svolgere concorsi pubblici online, vi è anche quella di valorizzare il ruolo del Formez, che avrà maggiori poteri grazie alla possibile creazione di una banca dati dei fabbisogni, dei profili e delle competenze del personale, che sia collegata al portale e che consenta di gestire più efficientemente i processi di assunzione e riqualificazione del personale interno.

Smartworking contrattuale, ok a lavoro da remoto, aumenti di 107 euro

Allo stato attuale sono quindi in corso opportune 'verifiche con i sindacati per trovare una soluzione che potrebbe partire nell’arco di qualche settimana'. L'accordo con le sigle prevede anche un nuovo sistema contrattuale che si avvicina a quello privatistico, la detassazione del salario accessorio e lo smartworking. Il lavoro da remoto praticato durante la fase emergenziale ha costituto, da più punti di vista, un importante fattore di accelerazione della digitalizzazione.

Quanto al capitolo dedicato agli aumenti medi dei dipendenti statali si parla di 107 euro, cifra già in precedenza concordata, con l'impegno del governo a reperire maggiori risorse per la "classificazione", cioè per il riconoscimento delle professionalità di livello più alto acquisito dai dipendenti e l'inserimento di nuovi profili professionali. Dovrebbe entrare a regime nella parte fondamentale dello stipendio, l'elemento perequativo. Si sta infine discutendo anche di estendere al pubblico impiego le agevolazioni fiscali previste finora solo a vantaggio del settore privato.