Secondo un'indagine svolta dal quotidiano britannico The Guardian, Google, il colosso di internet, avrebbe sottopagato migliaia di lavoratori temporanei, dislocati in diversi paesi, e impiegato più di due anni per correggere il suo errore.
I fatti
Stando a quanto riporta il The Guardian, venuto in possesso di email e documenti interni appartenenti all'azienda, Google avrebbe violato le leggi che regolamentano il lavoro temporaneo in paesi come il Regno Unito e altri appartenenti all'Unione Europea oppure in Asia.
La complessa questione sorge dal fatto che Google si appoggia su quella che viene definita come: "forza lavoro estesa", ovvero impiegati sparsi per il globo e i cui contratti sono dipendenti dalle diverse legislazioni locali in materia di lavoro e retribuzione. A questo proposito, Google possiede ben oltre 10.000 dipendenti temporanei, tra cui figurano fornitori e appaltatori, che non sono dipendenti dell'azienda ma svolgono mansioni per conto di essa e la normativa impone che i lavoratori temporanei debbano essere pagati la stessa cifra dei dipendenti full time che svolgono lo stesso compito.
Nonostante l'azienda si sia accorta dell'errore nella retribuzione dei lavoratori temporanei, già nel maggio 2019, ha deciso di non provvedere alla correzione immediata del suo sbaglio ma di farlo lentamente, impiegando più di due anni da quando i fatti sono avvenuti.
Le accuse ai dirigenti
Il The Guardian sostiene nella sua indagine, e usando le email e i documenti ottenuti come prova per le sue accuse, che i dirigenti dell'azienda di Mountain View hanno scelto di rimandare i risarcimenti dei lavoratori temporanei per i mancati pagamenti per timore d'incappare in rivendicazioni legali, sia da parte dei dipendenti sia per aver violato le norme nei vari paesi, e della cattiva pubblicità che ne sarebbe derivata dalla stampa.
Inoltre, il probabile aumento del costo dei reparti di Google in cui sono impiegati un vasto numero di lavoratori temporanei, ha spinto la dirigenza a intraprendere la decisione di conformarsi alla normativa lentamente, con l'obiettivo di eliminare i costi aggiuntivi che potevano derivare, pur sapendo che tali azioni minavano la credibilità di Google, ponendola: "In una posizione difficile, giuridicamente ed eticamente".
Google ammette le sue colpe
Intervistata dal The Guardian in merito alla vicenda che tristemente la vede coinvolta, Google ha ammesso i suoi errori e assicurato che avrebbe svolto un'indagine interna. Spyros Karetsos, Chief Compliance Office di Google, ha affermato in una nota che: "La maggior parte del personale provvisorio viene pagato di più rispetto alle tariffe di confronto". Inoltre, egli assicura che l'azienda provvederà a identificare e affrontare gli eventuali pagamenti che ancora non sono stati risolti.
Nonostante ciò, il The Guardian riporta di una persona non ben identificata, rappresentata dalla Whistleblower Aid, che ha sporto una denuncia ai danni di Google presso la Security & Exchange Commission (SEC) con sede negli Stati Uniti.
Sebbene le violazioni in materia del diritto internazionale del lavoro non siano di competenza della SEC, gli errori compiuti da Google sui mancati pagamenti potrebbero danneggiare anche i potenziali investitori dato che, il colosso del web, rischia di pagare 100 milioni di dollari di paghe arretrate. Per tale motivo, secondo John Tye fondatore della Whistleblower Aid, la SEC potrebbe intraprendere un'azione esecutiva contro Google per aver fornito informazioni errate ai suoi investitori.