Dalle mani di Jean-Louis Olive, storico, collezionista e restauratore francese di Moto d’epoca, e di Piero laverda, protagonista in prima persona delle vicende della casa motociclistica italiana, è nato il libro “Laverda 1000 V6, la formula 1 su due ruote” dedicato ad una delle moto più audaci di tutti i tempi.

La moto

Sei cilindri a V di 90° longitudinali, raffreddamento a liquido, 995,5 cc di cilindrata, 4 valvole per cilindro, avviamento elettrico, 6 carburatori verticali monocorpo.

Con i suoi 140 CV toccò i 278 Km/h nel lungo rettilineo del Mistral guidata da Nico Cereghini. Nonostante questi importanti numeri non raggiunse il successo sperato. Necessitava di qualche importante miglioria, soprattutto nella trasmissione, ma verso la fine del 1978 lo sviluppo venne bloccato per scelta dei vertici aziendali, preoccupati per il momento di difficoltà finanziaria.

Il soprannome “formula 1 a due ruote” deriva probabilmente da alcune scelte progettuali tipiche di quel mondo ma anche dal rumore del motore che un po’ ricorda le monoposto. In un articolo presente sul sito motociclismo.it, oltre a leggere particolari su questa moto, è possibile ascoltare il rombo del motore.

L’azienda

Questo è un altro caso che dimostra il grande talento italiano per la meccanica. Ma anche un’altra prova che non sempre noi italiani siamo stati capaci di far sfruttare questo talento e di valorizzare le nostre aziende.

Fondata a Breganze, in provincia di Vicenza, nel 1949 da Francesco Laverda, l’azienda cresce dapprima grazie a modelli di bassa cilindrata per poi cambiare rotta verso moto con motore di più ampie volumetrie raggiungendo un grande successo con la Laverda 750. Anche in ambito sportivo arrivano tante soddisfazioni. Ma a partire dalla seconda metà degli anni ’80 inizia una crisi che porterà alla chiusura della produzione.

Nel 1993 un gruppo di imprenditori italiani fonda I.Mo.La.

SpA (International Moto Laverda) tornando a produrre moto ed arrivando a fatturare 32 miliardi nel 1997, vendendo soprattutto su mercati esteri. Sebbene dotate di componentistica di alto livello, queste moto non riescono però a sopravvivere alla concorrenza giapponese e di una Ducati che continua ad aumentare il numero dei propri appassionati. Si arriva così nuovamente al fermo della produzione. Oggi Laverda fa parte del Gruppo Piaggio.