Sono settimane di grandi sconvolgimenti nell'industria dell'auto. Dopo l'arresto di Carlos Ghosn, numero uno di Renault-Nissan, che ridefinirà l'assetto del gruppo franco-giapponese, adesso i riflettori si accendono su General Motors, il più grande gruppo automobilistico d'America. Mary Barra, ceo di General Motors, ha infatti annunciato una riduzione del personale del 15%, pari a 14.700 addetti.

Nel dettaglio, secondo i programmi con scadenza fissata nel 2020, dovrebbero lasciare l'azienda più di 8.000 impiegati e 6.000 operai. Tale scelta porterebbe alla chiusura di quattro stabilimenti negli Stati Uniti più uno in Canada, per un risparmio di 4,5 miliardi di dollari. Secondo Mary Barra, questo programma garantirebbe i fondi per innovare verso l'auto elettrica e la guida autonoma, tecnologie che necessitano di ingenti capitali.

Il titolo General Motors premiato in borsa, ma le immatricolazioni non sono positive

Mary Barra ha sottolineato come l'economia Usa in questo periodo vada bene: compiere tale scelta in questo momento permette, secondo Barra, di "posizionare meglio l'azienda".

Wall Street le ha dato ragione visto che il titolo General Motors, dopo l'annuncio, è cresciuto di 4 punti percentuali. Se General Motors è oggi il più grande gruppo automobilistico nel mercato Nafta, le immatricolazioni di ottobre non sono state particolarmente brillanti, con un calo del -15,8% rispetto ad ottobre 2017. Il competitor Ford ha fatto leggermente meglio, limitando il calo al -11,3% e ottenendo soddisfazione in Italia, dove il crossover EcoSport è risultato il veicolo più venduto del suo segmento. Terza in classifica Fca che, al contrario di Gm e Ford, ha fatto segnare un progresso del +15% nelle immatricolazioni. Il merito è soprattutto del nuovo Jeep Wrangler, del quale deriverà presto anche una versione pick-up.

Fca e Ford non imitano General Motors

Al momento i concorrenti di General Motors non hanno replicato con annunci analoghi. Staremo a vedere se anche Ford ed Fca si adegueranno a un simile corso di razionalizzazione. Dall'altra parte dell'Atlantico, entro fine novembre, Fca renderà noto ai sindacati italiani quali modelli saranno prodotti negli stabilimenti europei, un importante giro di boa per capire le intenzioni del ceo Mike Manley. Quanto a Ford, prosegue nel mondo la politica One Ford, che prevede la vendita di uno stesso modello in continenti diversi, con il minor numero possibile di modifiche.