Nell'era del Big Data, la maggior parte dei flussi delle informazioni della nostra vita scorrono ormai in rete, dalle nostre relazioni sociali alla gestione del nostro denaro, e sempre più raramente attacchiamo un francobollo su una busta per spedire la nostra corrispondenza, o passiamo dall'edicola per le nostre letture quotidiane.

Spesso, i sistemi tecnologici che usiamo sul web sono ideati e sviluppati da giovani nativi digitali, e altrettanto spesso sono ragazzi anche coloro che violano tali sistemi.

Recentemente, uno studente di Harvard è riuscito a penetrare le barriere di Facebook, individuando un difetto nel sistema di privacy del social network e facendo arrabbiare gli alti vertici del colosso, che gli hanno revocato lo stage che avrebbe dovuto iniziare di lì a breve.

Due giovani ingegneri americani sono riusci a prendere il possesso delle autovetture attraverso un semplice smartphone.

Neanche Google è immune dagli attacchi degli under 30: nei giorni scorsi un altro giovane studente di nome Morgan C. Culbertson, stavolta della Carnegie Mellon University, ha ammesso di fronte alla Corte Federale USA di aver progettato e cercato di vendere un malware capace di prendere il controllo degli smartphone di altri utenti che sono basati sul sistema Android.

Anche un giovanissimo italiano, Andrea Stroppa, si è fatto strada affermandosi già a soli vent'anni come un vero e proprio guru di internet, ricercato da aziende e giornali per farsi svelare i segreti della rete, e qualche mese fa ha smascherato colossi come Instagram, Facebook, e Twitter, scoprendo che fino al 27% dei profili degli utenti sono 'fake' e che nel sottobosco esiste un 'mercato nero", dove si possono ottenere a pagamento migliaia di falsi follower.

Nella guerra dei dati, sono quindi i giovani che, nel bene e nel male, spesso fanno la parte del leone, mentre le istituzioni internazionali discutono le regole che sono necessarie per gestire il pianeta connesso con estrema lentezza rispetto alla velocità con cui i nativi digitali riescono a tirar fuori dal cilindro una novità del web o, viceversa, a violarla.

Basti pensare che è dal gennaio 2012 che è in discussione al Parlamento UE un nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati che dovrà finalmente essere approvato ad inizio 2016, con altri 2 anni di tempo per la sua piena entrata in vigore. Peccato che nei 6 anni necessari per decidere le regole del gioco, gli scenari sono cambiati molto rapidamente e cambieranno ancora, e nel frattempo, senza applicazione di regole precise e severe, violare la privacy degli utenti di internet continuerà ad essere un gioco da ragazzi.