Il 3 dicembre del 2015 è arrivato nelle nostre sale, in anticipo rispetto agli Stati Uniti di ben otto giorni, Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick, il nuovo film diretto da Ron Howard. La pellicola in questione non è basata sull’ennesimo adattamento del romanzo di Moby Dick redatto da Herman Melville nel 1851, ma ben sì sul libro del 2000 dello scrittore statunitense Nathaniel Philbrick intitolato Nel cuore dell’oceano – La vera storia della baleniera Essex, frutto di una serie di ricerche ad opera dello stesso Philbrick sull’isola di Nantucket, dove la vera storia della balena bianca, che ha ispirato il capolavoro di Melville, ha avuto inizio.
Recensione
Osservando l’ultima impresa registica di Ron Howard, è facilmente intuibile di come quest’ultimo per la realizzazione di Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick sia stato molto influenzato da quei film degli anni ’50 appartenenti al genere marinaresco e naturalmente, soprattutto dal Moby Dick del 1956 di John Huston con Gregory Peck, Richard Basehart e la partecipazione straordinaria di Orson Welles. Effettivamente, sia la moderata velocità con cui procede la pellicola, sia la ricostruzione delle ambientazioni, che la fotografia ricordano assai questi datati lungometraggi e specialmente l’opera cinematografica del ‘56 di Huston.
Il film ripropone uno dei duelli più antichi di tutti i tempi, ovvero quello fra uomo e natura, e l’intenzione della razza umana di assoggettarla esclusivamente a favore del proprio beneficio personale. Tuttavia, in Heart of the Sea vi si trattano pure in modo efficace importanti questioni relative alla prima metà dell’800, come le lotte di classe, il tentativo di rivalsa sociale dei meno abbienti e la deontologia che si doveva seguire per dimostrarsi un buon cristiano negli Stati Uniti di quell’epoca.
Inoltre, uno degli aspetti più interessanti presenti nella neo pellicola del regista di Apollo 13 è l’allusione al declino della carriera di Melville in quanto scrittore proprio a causa del suo ciclo letterario più maturo, tra cui appunto Moby Dick, il racconto incentrato sul bianco capodoglio riconsiderato decenni dopo la morte dell'autore come uno dei capisaldi della narrativa mondiale di sempre.
Muovendosi su distinti piani temporali, Ron Howard è riuscito a girare una storia misteriosa, avvincente, a tratti macabra e dal sapore fortemente classico, e ad edificare una minuziosa scenografia ottocentesca, senza tralasciare alcun minimo particolare grafico e visivo. Ne le origini di Moby Dick percepiamo intensamente la quotidianità della vita portuale e le difficoltà che la navigazione via mare portava con sé, facendoci lucidamente rivivere in questo modo quel preciso periodo storico.
Il personaggio di Owen Chase calza a pennello alle fattezze esteriori ed alle doti recitative di Chris Emsworth (il quale, in tali vesti, rammenta parecchio certi divi della vecchia Hollywood), ridottosi all’osso per esigenze di ruolo.
Lo stesso vale per l’attore Benjamin Walker, credibilissimo nei panni di George Pollard. Oltretutto, nel film è curioso constatare come la figura fittizia del capitano Achab concepita da Herman Melville sia stata il prodotto della fusione di taluni elementi fisici e caratteriali del primo ufficiale Chase e del capitano Pollard.
In definitiva, con Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick, il regista premio Oscar rispolvera l’attempato genere marinaresco (e non piratesco, si badi bene), quasi del tutto in disuso da diversi anni, ma rendendolo attuale, sfruttando nonostante ciò la passata cinematografia marinara come punto di partenza... Davvero imperdibile.