In tutto il mondo la fede calcistica è una cosa seria, l’amore per la propria squadra è irrazionale, ma universalmente rispettato. La sensazione dominante per chi avvicina un tifoso è lo stupore.
In agosto, in particolare, il patito di calcio vive in condizioni estreme: il calciomercato che impegna tutte le sue letture. Con l’immancabile quotidiano sportivo sotto l’ombrellone e con lo smartphone sempre connesso per l’aggiornamento all’istante, segue la sua passione.
Qualcuno di mia conoscenza, un giorno, spacciò per vera la notizia dell'arrivo di un roccioso difensore di nome Stam alla A.S. Roma. La delusione fu ancora più cocente quando, di li a poco, il giocatore approdò sull'altra sponda del Tevere: andò alla S.S. Lazio.
Quanto al calcio giocato, l’estate offre una serie di spettacoli - la Coppa libertadores, la Supercoppa italiana e una serie di altri test - che spesso si consumano in delusioni e brutte figure per le squadre impegnate, obbligate a mettere in campo rose incomplete e, soprattutto, ancora non rodate. Il tifoso deve trovare la forza di perdonare ogni brutta prestazione: roba da innamorati.
Ancora, il tifoso vuole interloquire con le radio private e con i giornalisti, vorrebbe poter suggerire, al direttore sportivo di turno, un giocatore al posto di un altro. Degli ossessionati, privi ormai di qualsiasi traccia di pudore, sono pieni i bar, i ristoranti, persino i supermercati. Facilmente si intavolano discussioni con sconosciuti nell’irrefrenabile voglia di dire la propria. La popolazione di chi si impegna è varia. Ci sono gli oppositori alle cessioni estive, le fazioni per tenere o congedare un calciatore. Insomma, vere guerre tra guelfi e ghibellini.
Infine, immancabile, la liturgia radiofonica. Riunisce i fedeli, gli ostili, gli scettici, i sognatori, gli allenatori, gli esperti e i meno esperti, gli ottimisti e i pessimisti.
Tutti hanno libertà di espressione, eppure, a volte, appaiono come città chiuse che subiscono le incursioni degli infedeli.
In questo mare magnum di ossessioni e meraviglia, c’è anche chi può seguire la squadra in ritiro. Non è detto, infatti, che la sfavorevole congiuntura economica arresti la passione. Gino il tassista, ad esempio, ha rinunciato all’auto nuova pur di seguire la Lazio a Oronzo di Cadore.
Come da tradizione, i club scelgono di preparare la stagione calcistica in alta quota. Così, per il tifoso, il percorso verso la montagna è una sorta di itinerario processionale. Ma di recente le tourneè estive sono diventate anche vere e proprie esibizioni in luoghi esotici con la limpida finalità di dare spettacolo.
E qui il tifoso si trasforma in turista/tifoso e segue la squadra ottenendo l’agognato incontro con i suoi beniamini. Il selfie, ossia l’autoscatto con li telefonino, ha spodestato l’autografo: più importante testimoniare l’avvenuto incontro, pubblicandone il contenuto sui social network, piuttosto che conservarne un’intima soddisfazione. L’affettuosa venerazione per i calciatori, insomma, perde il posto a favore dell’indomabile tentazione di sentirsi protagonisti.
Fino a pochi anni fa, seguire la squadra del cuore in ritiro significava quasi sempre godere di un magnifico contesto, magari uno scenario di montagne animato dall’allenamento di calcio. Ci si trovava dentro la scenografia naturale di uno spettacolo unico, da vivere in toto.
C’era chi arrivava a organizzare la villeggiatura in montagna con moglie e figli - quasi sempre amanti del mare - sinceramente convinto di farlo a beneficio della famiglia e non per assecondare la passione sportiva.
Ma nulla conta più dell’esserci fin dall'inizio. Come fosse affetto da sindrome di abbandono, il tifoso continua, anche in agosto e tra mille peripezie, a seguire la propria squadra del cuore, tra colori, gesti, sogni, nuove mode e antiche abitudini e la depressione costante di chi non è mai abbastanza soddisfatto.