Un violento scroscio di pioggia mi accompagna all’appuntamento con Carlo, alle 7:30, ad un autogrill sul raccordo anulare. Un buon inizio, penso fra me, con qualche timore per i possibili disagi che incontreremo nel nostro turno come scout al COC della protezione civile ad Amatrice.
Ho una gran voglia di fare questa esperienza, perché penso che partecipare, fare qualcosa di concreto, vale sempre più di mille chiacchiere, e poi la mia educazione scout mi ha insegnato che bisogna essere pronti a partire se c’è bisogno.
Ho già avuto un'esperienza in zone terremotate: l’8 dicembre del 1980 raggiunsi Sant’Angelo dei Lombardi con i volontari organizzati dalla CGIL una settimana dopo il sisma, quando ancora non esisteva la Protezione Civile Nazionale. So che da allora l’organizzazione è completamente cambiata, con grandi benefici nella gestione dei soccorsi, e sono molto curioso di vedere da vicino questo nuovo modo di lavorare.
Arriviamo nella zona del Terremoto: fino al Lago di Scandarello non ci sono quasi tracce di quello che invece vediamo dopo aver imboccato il bivio per Retrosi, deviazione necessaria per arrivare ad Amatrice. La maggior parte delle case antiche è gravemente danneggiata, molte sono totalmente crollate.
Alcune residenze che sembrano più moderne, mostrano dei crolli parziali che fanno vedere la struttura costruttiva in pietra, solo parzialmente rinforzata da qualche pilastro o, peggio, appesantita da solai e tetti in cemento armato: il terremoto è una fatalità, ma tanti crolli non lo sono.
Ci accolgono Andrea e Marco a cui diamo il cambio: il COR è un tendone dove ci sono diverse strutture sotto il coordinamento della PC, i vigili urbani di Roma e Milano, la PC del Lazio, la Polizia Stradale, il CISOM (l’Ordine di Malta), un'associazione di psicologi e il gruppo di professionisti degli ordini che si occupano delle perizie.
L’impressione è di efficienza, in un ambiente non burocratico ed accogliente: questa situazione più che sorprendermi mi inorgoglisce, poiché in fondo anch'io sono parte di questo clima generale. Lavoro semplice quello che ci aspetta, ma che denota la volontà di tenere sotto controllo il miglior utilizzo dei volontari e delle strutture, evitando sprechi di risorse e di tempo per chi opera nell’emergenza.
La tenda del COR è dietro il prefabbricato che ospita il Comune, e affianco alla scuola diventata famosa per il crollo che l’ha resa inagibile, nonostante recenti interventi di adeguamento: una polemica esagerata, almeno nelle forme e nei tempi, che ha avuto tra i protagonisti anche il giudice Cantone, che ha accusato la ditta di non essere certificata mostrando, purtroppo, scarsa conoscenza della normativa su cui dovrebbe vigilare..
La giornata scivola via tranquilla, anche perché ormai la macchina, oltre che rodata, si avvia a finire la sua missione: i cittadini nelle tende sono sempre meno, e probabilmente a breve le tendopoli saranno vuote, salvo forse per gli uomini e le donne delle associazioni che, a vario titolo, continueranno ad essere presenti nei Comuni del terremoto.
Anche i nostri responsabili della Protezione civile ruotano, e quello che si è visto in questa settimana incarna quanto scrivevo prima sul clima generale: efficiente, per nulla burocratico, ma non per questo meno puntuale e preciso nelle disposizioni.
Giunge la sera, la nostra postazione chiude alle 20:00 e ci rechiamo in tenda al Campo Lazio, dove siamo stati assegnati, Prepariamo i letti per la notte e consumiamo la cena alla mensa del campo, pasta e ceci ben calda, formaggio e verdura, un po’ di frutta.
In mensa, oltre agli operatori dei campi e ai volontari, anche qualche famiglia di quelle ancora ospitate in tenda, un televisore che trasmette l’anteprima del "Rischiatutto" di Fazio.
Decidiamo di andare a letto subito dopo cena; le 2 stufette elettriche che abbiamo acceso hanno intiepidito l’aria all’interno della tenda, ma per precauzione ci vestiamo pesanti e ci infiliamo nei sacchi a pelo. Domattina sveglia alle 7:00.