Si torna a parlare di voto e di elezioni in Italia. Si devono eleggere trentadue consigli provinciali fra cui Ascoli Piceno, Frosinone, Latina, Padova, Cesena, Verona, Vicenza e Teramo. Le aree colpite in questi giorni dal forte freddo (fra cui Chieti, Isernia Potenza e Foggia) saranno impegnate nelle consultazione successivamente. A votare purtroppo non saranno i cittadini ma, secondo quando previsto dalla legge Del Rio nel 2014, sindaci e consiglieri Comunali.
Il numero degli eletti varia da dieci a sedici a seconda della popolazione provinciale e ad essere eletto sarà il sindaco che raccoglie il maggior numero di voti ponderati. I tecnocrati della politica basano questa consultazione elettorale sul voto di secondo livello, cioè a votare sono gli eletti e non gli elettori. Personalmente ritengo che la "legge Del Rio" seppur pienamente legittima, limiti il diritto dei cittadini di poter eleggere direttamente i propri rappresentanti nelle istituzioni preposte ad amministrare il territorio.
Di fatto se da un lato si riducono i costi di una consultazione elettorale dall'altro si getta benzina sul fuoco dell'antipolitica che ritiene che la politica tenda ad auto alimentarsi e a votarsi trasformandosi in casta che si distacca dal popolo e indica i propri rappresentanti nelle istituzioni.
Così in Italia ci sono sindaci che amministrano anche province e consiglieri comunali "a doppio cappello" con il rischio di limitare l'azione amministrativa sui territori comunali.
Ritengo che amministrare un territorio sia da intendersi come un servizio verso i propri concittadini. Implica presenza tentando di risolvere problemi restando vicini alla propria gente. Tutto ciò mal si concilia con un voto di secondo livello e doppi incarichi amministrativi. A lungo andare, si corre il rischio di rompere il legame che dovrebbe indissolubilmente unire politica ed elettori, di distruggere decenni di lotte per garantire a tutti il diritto di voto e di allontanare la popolazione dalla politica riducendola ad un mero affare di pochi.