Quando si scrive della scomparsa di qualcuno, si aggiunge sempre la frase “non ce l’ha fatta”; DJ Fabo è morto e lui, invece, ce l’ha fatta. Suona strano, è vero, ma finalmente questo ragazzo ha raggiunto il suo obiettivo, smettere di soffrire per sempre.
Io quantifico la vita in qualità e non in quantità
DJ Fabo è morto, lontano dal suo Paese, lontano dai suoi affetti e lontanissimo (da quasi tre anni) dalla sua vita.
Creativo, vivace anche un po’ ribelle, ma vivo. DJ Fabo era un ragazzo che amava la vita e amava viverla fino in fondo. Un’esistenza vissuta insieme alla sua musica, quella che amava fare fino a tarda notte, quella musica che gli riempiva il cuore e animava le serate estive di tanti ragazzi che amano divertirsi. DJ Fabo è morto lontano dall'Italia, perché il suo grido di dolore, non è stato accolto da chi poteva decidere di aiutarlo in una scelta sicuramente devastante, ma personale. Scelta. DJ Fabo non aveva scelto di rimanere coinvolto in un tragico incidente, non aveva scelto di rimanere paralizzato e sicuramente non aveva scelto di privarsi della vista.
Lui aveva scelto di tornare libero, di non sentire più dolore, una scelta che non è stata ascoltata nel suo Paese e che lo ha costretto ad un lungo, drammatico viaggio verso la Svizzera per tornare finalmente a "vivere".
Eutanasia, per molti ancora un tabù
DJ Fabo è partito per la Svizzera nella consapevolezza di andarsene per sempre, convinto della propria scelta, sicuro di quello che stava chiedendo da mesi "voglio ritornare libero". Nel nostro Paese l'eutanasia, o dolce morte, ancora è considerata un tabù, ad oggi sono solo 4 i Paesi Europei che l'hanno legalizzata: Svizzera, Olanda, Lussemburgo e Belgio ai quali si aggiungono - considerando il resto del mondo - anche Cina, Giappone e Colombia.
Rispetto a questo tema, ancora oggi purtroppo c'è molta reticenza, specialmente in una Paese come il nostro, dove la Chiesa ha un ruolo determinante. DJ Fabo non c'è più e queste, sono state, le sue ultime parole: "Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l'aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille". Ciao Fabo, Buon Viaggio.