È notizia di qualche giorno fa quella della reintroduzione dei voucher, chiamati Voucher 2.0 quasi a sottolineare un cambiamento, una svolta, un'emancipazione. Ricordiamo che il governo Gentiloni, dopo aver cancellato i Voucher introdotti dal governo Renzi, li ha inseriti nuovamente in una manovra correttiva sulla quale è stata posta la fiducia.
Vediamo insieme quali sono i parametri da rispettare per i nuovi Voucher 2.0:
- il lavoratore non può ricevere più di 5 mila euro l'anno tramite voucher;
- il lavoratore non può ricevere più di 2.5 mila euro l'anno da uno stesso committente; in caso contrario, il committente rischia sanzioni importanti come, ad esempio, quella di dover assumere a tempo indeterminato il lavoratore;
- la paga sale da 7,5 euro all'ora a 9, ma può essere anche più alta;
- il committente può comprare la prestazione da remunerare dal sito dell'INPS e, se il lavoro non viene svolto entro tre giorni da quello indicato, può bloccare il pagamento.
Analizziamo quest'ultimo punto.
L'azienda acquista i voucher indicando la data della prestazione lavorativa. Se entro tre giorni dalla data indicata, il lavoro non viene svolto, l'azienda può bloccare il pagamento. La nostra fonte, Il Fatto Quotidiano nella persona del vicedirettore Stefano Feltri, ci fa notare che, se entro i famosi tre giorni non avviene nessun controllo, basta disdire il voucher bloccando il pagamento e retribuire a nero. La chiamiamo davvero lotta all'evasione, questa?
Un altro punto sembra celare delle ombre, ossia quello della non chiarezza riguardo la tipologia di prestazione lavorativa. Non è chiaro cosa sia una "prestazione occasionale" e, soprattutto, in quale ambito possa avvenire.
Messa così, al momento, qualsiasi tipo di lavoro può essere pagato tramite voucher al contrario di quello che dovrebbe essere.
Pensate che, in questo modo, si sia messo in atto un processo di crescita? Un'azione strettamente connessa alla lotta contro l'evasione? Pensate che questa sia la strada giusta per permettere al lavoratore di sentirsi sicuro sul proprio posto di lavoro? Pensate che queste operazioni di marketing politico siano finalizzate a combattere uno dei tanti mali dell'Italia, il lavoro nero, o siano state introdotte per incoraggiarlo?
In una cosa, però, siamo sicuramente tutti d'accordo ossia che il lavoro diventa sempre meno una motivazione e sempre più una scelta economica. Finché ci sarà una politica di sfruttamento finalizzata a un guadagno personale senza pensare al benessere del lavoratore, continueremo a vedere i nostri figli preparare la valigia, partire e non tornare più.