Concedere o no la nazionalità italiana a un bambino figlio di genitori stranieri che nasce sul territorio italiano? Questa è la domanda bollente che sta alla base del progetto di legge del Senato che introduce il diritto di suolo come criterio giuridico per concedere la nazionalità ai figli degli immigrati, cosa che ha generato non poche polemiche alla luce dell'ondata di migranti illegali che arrivano sulla penisola.

L'opinione degli italiani

Secondo un sondaggio dell'Ipsos gli italiani hanno cambiato opinione rispetto al tema dell'immigrazione.

Sei anni fa infatti il 71% degli italiani era favorevole a concedere la nazionalità ai figli degli immigrati nati in Italia, ma oggi questa percentuale è scesa drasticamente. Il 54% degli italiani è contrario allo "ius soli". Stando alle dichiarazioni del presidente dell'Ipsos, Nando Pagnocelli, in una intervista rilasciata al Corriere questo cambio drastico è giustificato dal fatto che la presenza di immigrati suscita preoccupazione perché si stima che siano troppo numerosi, siano un peso per i conti pubblici e inoltre competono con gli italiani sul mercato del lavoro. Non bisogna poi dimenticare il tema sicurezza, non solo per quanto riguarda gli episodi di microcriminalità, ma anche la possibile presenza di terroristi, temi tutt'altro che estranei alla quotidianità.

La tensione aumenta in parlamento e le divisioni si accentuano

Questo tema è al centro del dibattito politico e anche del Senato che ha la responsabilità di approvare lo "Ius soli" cioè la legge che prevede di concedere la nazionalità a tutti i figli di stranieri che nascano in Italia. Il testo era già stato approvato dalla Camera dei Deputati nel 2015 con l'appoggio del centro-sinistra e la ferma opposizione di Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d'Italia e l'astensione del Movimento Cinque Stelle.

Attualmente anche i grillini si sono schierati contro l'approvazione della legge.

La bozza ha ad oggetto le modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91 e prevede l'estensione dei casi di acquisizione della cittadinanza per nascita - IUS SOLI- e l'introduzione di una nuova forma di acquisto della cittadinanza a seguito di un percorso scolastico - IUS CULTURAE - quest'ultimo in particolare si riferisce ai minori stranieri, che siano nati in Italia o vi abbiano fatto ingresso prima del compimento dei 12 anni e che abbiano frequentato regolarmente per almeno 5 anni nel territorio nazionale uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione o istruzione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.

Inoltre, quando la frequenza riguarda il corso di istruzione primaria,è necessaria la conclusione positiva di tale corso.

Indipendentemente dal fatto che si sia a favore dello ius soli o dello ius culturae la domanda che sorge spontanea è: basta un ciclo scolastico o l'essere nati in Italia per rendere una persona italiana? Per quanto tempo si possa passare sul nostro territorio e per quanto ci si adegui alla normativa italiana, la cultura, l'essenza di una persona non cambia, gli usi e costumi di un popolo non si possono insegnare perché sono scritti nel sangue, nella storia nel DNA dei soli veri italiani, cioè quelle persone nate in Italia da genitori italiani con nonni italiani e bisnonni italiani...