Sicuramente il più grande sbaglio di Matteo Renzi è stato politicizzare troppo il referendum costituzionale. Mister 40%, molto semplicemente, non ha fatto i conti con la matematica. La consultazione referendaria è diversissima da quella prevista per una comune elezione amministrativa o politica ed è diversa anche dai numeri che occorrono per essere eletto o confermato alla guida del PD con le primarie.
La carriera di Matteo Renzi come politico, d'altra parte, è sempre stata all'insegna della confusione tra una tipologia di elezione e un'altra, tirando sempre i risultati per la giacca a proprio piacimento. La narrazione del risultato, insomma, è sempre stata più importante del risultato stesso e del motivo per cui si è arrivati a quel numero in quel preciso contesto. Renzi si è proposto alla guida del paese in seguito ad elezioni europee che non c'entravano assolutamente nulla con l'effettiva fiducia popolare per rivestire la carica di premier. Ha fatto la stessa cosa con la segreteria del partito e, sbagliando clamorosamente, pure con il referendum costituzionale.
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La sconfitta referendaria è stata pesante, nonostante il fatto che i numeri, presi nell'interpretazione di Renzi come indice di gradimento complessivo, non fossero affatto male. Da quel momento in avanti è stata solo una parabola discendente, proprio perché Matteo Renzi aveva perso la capacità di attrazione del personaggio politico che era vincente prima ancora che convincente. La Boschi è diventata l'alleata scomoda, identificata immediatamente come l'altra protagonista della sconfitta insieme all'ormai ex premier. La vicenda delle banche non ha fatto altro che appesantire ulteriormente il clima di sospetto, considerando soprattutto il fatto che gran parte del pubblico non sia effettivamente entrato nel merito della vicenda, accontentandosi di dare una chiave di lettura superficiale: finiva politicamente Renzi e la Boschi gli andava dietro nel dimenticatoio.
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Oggi quando Renzi va in televisione per un'intervista è molto difficile non porre la domanda sul ritiro definitivo dalla politica, promesso prima della consultazione referendaria in caso di sconfitta. Quando ti giochi tutto su un argomento, con le televisioni e con internet che registrano ogni parola, diventa veramente difficile recuperare credibilità. Il pubblico ha bisogno di figure da inserire nel tritacarne. Renzi rischia di essere una di quelle. Il voto utile, tanto sbandierato dalla politica del bipolarismo, potrebbe diventare il vero nemico, con i sondaggi sempre più orientati ad escludere il Partito Democratico di Matteo Renzi, che forse non è nemmeno più corretto definire di proprietà esclusiva dal politico fiorentino I dubbi di Renzi e la rassicurazione di Gentiloni.