La fulminea attivazione di Vladimir Putin in Siria sta chiamando tutti i principali paesi mondiali ad uno schieramento esplicito in Medio Oriente. Inclusa, è inevitabile, l’Italia, alla quale gli USA stanno, in un certo senso, chiedendo di dimostrare lealtà.
Se, finora, il livello del coinvolgimento poteva essersi limitato, per il governo italiano, all’addestramento dei Peshmerga e a garantire elementi di supporto (2 Predator senza pilota, un velivolo da rifornimento in quota e 4 Tornado disarmati, ovvero con funzioni di ricognizione), ora la richiesta di Washington è quella di fare un salto di qualità.
In concreto, si tratterebbe di trasformare i 4 Tornado in aerei da combattimento, ponendo in essere un’attività di tipo militare, come già accaduto in passato nel Golfo Persico, in Afghanistan o in Kosovo.
Una missione militare non sarebbe nulla di nuovo, ma, per procedere, occorre l’approvazione del Parlamento
La richiesta, al governo italiano, è arrivata circa una settimana fa, in occasione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, e già allora il premier Matteo Renzi aveva dato un via libera di massima, dichiarando la disponibilità dell’Italia a partecipare ad azioni militari anti Isis, ma subordinando ogni decisione al voto del Parlamento.
La posizione è stata ribadita sia dal ministro della Difesa Pinotti, che, in un’intervista al Tg1, ha chiarito che l’eventuale svolta dell’impegno italiano sarebbe “un’azione di guerra e come tale dovrebbe essere discussa e approvata dal Parlamento”, sia dal ministro degli Esteri Gentiloni, il quale, premettendo che “la situazione in Iraq è aperta” e che è in atto “una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all’operazione”, ha poi concluso che “l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto, ma coinvolgerebbe come è ovvio e doveroso il parlamento”.
Fermo restando il “sostegno risoluto sul fronte dell’azione antiterrorismo” di cui aveva parlato Renzi a New York, la decisione spetterà ora al Parlamento italiano.
La minaccia del terrorismo di matrice islamica è percepita in modo chiaro, e Putin non è mai stato così forte
L’opinione pubblica sembra essere più propensa di altre volte ad un intervento, perché la minaccia dell’estremismo islamico è percepita in modo molto chiaro. Su questa preoccupazione è costruita l’attuale forza di Vladimir Putin, che, con l’efficace intervento all’ONU e la successiva pronta concretizzazione del proprio impegno, ha guadagnato una popolarità tale da poter essere considerato, in questo momento, il leader mondiale nella lotta al terrorismo.
Un ruolo che, com’è ovvio che sia, agli USA piace pochissimo, perché rischia di indebolire i rapporti con gli alleati e di aumentare il peso di Mosca quanto a salvaguardia dell'ordine mondiale.
L'Italia è chiamata quindi a una decisione non semplice. Sebbene sia infatti ipotizzabile che, con buona probabilità, gli obiettivi finali del Pentagono e del Cremlino coincidano e consistano nella formazione di un tavolo di trattative (al quale potrebbe essere presente persino lo Stato Islamico, se le condizioni lo consiglieranno), la strada che porta alla risoluzione del conflitto potrebbe passare per una ridefinizione dei rapporti di forza sullo scacchiere mondiale.
L'Italia, tradizionale alleata USA, ma che con la Russia ha sempre cercato un dialogo (anche in merito alle sanzioni per l'Ucraina), è chiamata a una prova di diplomazia mai così difficile.