Nel MiBACT 2016 ci sono buone nuove per il patrimonio artistico italiano. Dopo anni di tagli ai finanziamenti e mancate assunzioni, che hanno reso problematica la gestione dei Beni Culturali, il Ministro Franceschini è riuscito a far salire il bilancio per la cultura sopra i due miliardi e a indire un concorso per ben 500 professionisti del patrimonio culturale.

Il pericoloso precedente del volontariato

Ciò che però sorprende nel MiBACT è l’uso dei volontari, i quali nel progetto Archeologia in cammino si dovranno occupare tra l’altro di “supportare gli addetti nella raccolta della documentazione ed informazioni sui beni presenti sul territorio; saranno inoltre attivamente impegnati nel reperimento di fotografie attuali e storiche di monumenti e siti di interesse. Infine collaboreranno con gli esperti alla creazione delle schede scientifiche con foto sulle caratteristiche storico-artistico-culturali dei beni presenti sul territorio”.

Le mansioni sopra riportate sono generalmente di competenza di archeologi e archivisti, quindi il bando non si rivolge a semplici volontari, bensì a esperti.

Infatti, tra i criteri di selezione del bando si trova la “laurea attinente al progetto” e viene specificato anche quali lauree s’intendano “laurea in Lettere Classiche e Moderne, laurea in Architettura, Conservazione Beni Culturali, Accademia Belle Arti, Scienze delle Comunicazioni, ecc. per progetti relativi ai Beni Culturali”. Più oltre si fa addirittura riferimento a titoli di studio post universitari, il ché lascia senza parole. Il bando è quindi mirato a specialisti. Questo è semplicemente scandaloso e non a caso diverse associazioni professionali ne stanno chiedendo il ritiro. Questi sono precedenti molto pericolosi, che dovrebbero essere accuratamente evitati.

Cercasi esperti per mansioni di base

Si potrebbe pensare che si tratti di un caso isolato, ma non è così. In questi giorni è uscito un concorso per 60 esperti del patrimonio culturale, dove sono richieste laurea e specializzazione o dottorato di ricerca e almeno tre anni di “comprovata esperienza professionale “ con un limite d’età di 40 anni. Chiedere il dottorato per un lavoro professionale di livello base forse è un po’ eccessivo, per non parlare del discrimine del limite d’età. Questo concorso sembra porsi nella stessa  linea ideologica del volontariato che svaluta le capacità professionali, poiché chiede il massimo dei titoli a fronte di un compenso di circa 1500 euro netti per un tempo determinato.

Per dare un’idea di quelli che dovrebbero essere i compensi in ambito museale, rimando a un recente bando della stessa Comunità Europea, dove, per molto meno di quello che si vorrebbe far fare gratis ai nostri volontari, viene offerto un compenso lordo di circa 3000 euro, mentre per i laureati con esperienza il compenso è di 5.000 euro e non ci sono limiti di età. L’Europa dovrebbe essere un modello da imitare anche quando non fa comodo.

Musei: centri di educazione alla civiltà

I compensi offerti dalla Comunità Europea sono dovuti alla coscienza dell’importanza sociale ed educativa dei musei. I musei non sono delle semplici pareti bianche, dove viene appeso qualcosa di carino che si va a vedere, come le vetrine in centro; siti archeologici e musei sono sempre istituti di ricerca e come tali vanno gestiti.

L’esposizione è solo la punta dell’iceberg del duro e complesso lavoro che viene fatto, composto da ricerca e didattica al tempo stesso. Visti questi due precedenti si spera che il mega concorso del 2016 non sia dello stesso tenore, e che si prenda finalmente atto del valore della professionalità degli esperti dei Beni Culturali italiani, perché l’unico e solo modo per salvare il patrimonio artistico in tempi di crisi, è salvare chi se ne occupa. La strada del volontariato o lavoro sottopagato, non è che una seducente sirena, che è meglio non seguire per non cadere in rovina.