'Britain Rule', la 'Gran Bretagna comanda' si potrebbe dire dopo due giorni di intensi negoziati a livello capi di Stato e di Governo che si sono tenuti a Brussels. Un incontro pianificato da un lato per affrontare la crisi dell'immigrazione di massa in Europa e, dall'altro, per discutere sulle richieste della Gran Bretagna in tema di accordi negoziali intra/EU. E proprio questo secondo argomento ha preso il sopravvento facendo posticipare la discussione sull'immigrazione.
Alla fine di questi incontri, la Gran Bretagna ha avuto, dagli altri 27 membri della UE, l'adesione alle proprie richieste che vertevano, sopratutto, sulla possibilità di attivare una 'clausola di salvaguardia' per limitare il welfare nazionale a favore degli immigrati anche comunitari, quindi non solo verso i cittadini extra-UE. Uno di quei processi di solidarietà inter/europea attraverso cui si voleva dare vita ad una vera cittadinanza pan/europea.
In questo modo, invece, la Gran Bretagna e, certamente anche altri Paesi ove vogliano applicare questa clausola, saranno in grado di non concedere sussidi di disoccupazione, assistenza medica, agevolazioni per i figli ai cittadini europei che da un Paese UE si spostino in un altro. Una vittoria su tutta la linea del Primo Ministro inglese David Cameron che ha fatto valere la eccessiva pressione di milioni di immigrati europei, specialmente da Paesi dell'Est come Polonia e Repubblica Ceca, arrivati senza nessun limite nel Regno Unito.
Accanto a questa clausola di salvaguardia, tra le altre concessioni date al Regno Unito e ad altri Paesi fuori dal sistema monetario dell'Euro, anche la possibilità di poter intervenire ed obiettare nel caso di cambiamento della 'governance' economica dell'eurozona.
Referendum il 23 giugno in Gran Bretagna
Con la firma di questi accordi, Cameron può tornare in patria dimostrando l'impegno del governo di fronte agli interessi dei propri cittadini ed elettori. Una vittoria che, adesso, si spera possa essere valido argomento contro il rischio di Brexit, ovvero di vittoria del 'SI' al referendum sull'uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea.
Perchè, a detta di molti analisti, se Cameron non fosse riuscito a tornare a Londra con la vittoria sulle richieste fatte in sede UE, il referendum avrebbe avuto una altissima probabilità di essere vinto dai fautori dell'OUT, ovvero dell'uscita del Regno Unito dall'Europa.
Con questo bottino, invece, Cameron può provare a far valere la propria autorevolezza per spingere la pubblica opinione verso l'IN, ovvero a rimanere dentro il convoglio della Unione Europea. 'Nelle ultime ore - ha detto in conferenza stampa Cameron - ho fatto in modo che il Regno Unito abbia uno status speciale all'interno della Unione Europea. In questo modo il Regno Unito non sarà mai parte di una Europa super/stato'. Ed ha aggiunto: 'Credo che questo sia abbastanza per raccomandare (ai miei concittadini, ndr) di mantenere il Regno Unito all'interno della Unione Europea, avendo il meglio dei due sistemi'.
Secondo quanto dichiarato a Bruxelles, Cameron farà rientro in patria sabato, per incontrare il proprio Gabinetto dei Ministri a cui riferirà.
Lunedì sarà poi in Parlamento per comunicare quanto deciso nelle riunioni appena terminate. In ogni caso, questo accordo favorevole alla Gran Bretagna non allontana il referendum che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere indetto per il prossimo 23 giugno.