Il Canton Ticino stringe la morsa e chiede limiti per i lavoratori Frontalieri. È questo ciò che emerge dalla vittoria del Sì nel referendum proposto dalla destra nazionalista svizzera, il partito UDC, e sostenuta anche dalla Lega dei Ticinesi. Si è chiuso intorno alle ore 15 del 25 settembre 2016 lo spoglio per il referendum "Prima i nostri" che ha visto prevalere il Sì con il 58% dei voti favorevoli.
La proposta della destra nazionalista prevede che, a parità di condizioni, il datore di lavoro debba preferire lavoratori residenti nel territorio piuttosto che stranieri.
Un vero e proprio limite ai frontalieri che, in questo momento, sono circa 62mila e che sono mal visti dal popolo ticinese che si conferma essere a maggioranza leghista.
Proprio il partito svizzero ha espresso tutta la sua soddisfazione per la vittoria del Sì al referendum, come si legge nella nota stampa: "La maggioranza dei Ticinesi ha bocciato, senza appello e per l’ennesima volta, i partiti storici fautori della libera circolazione senza limiti e fieri oppositori della preferenza indigena, come pure i loro rappresentanti in Consiglio nazionale. Con il voto odierno, hanno manifestato, forte e chiaro, la volontà di andare avanti per la strada indicata nell’ormai lontano 9 febbraio 2014: la libera circolazione va limitata; la preferenza indigena deve obbligatoriamente tornare una realtà.
Solo in questo modo si potranno infatti combattere fenomeni deleteri quali la sostituzione di lavoratori ticinesi con frontalieri ed il dumping salariale".
Di tutt'altro avviso, ovviamente, il Partito Socialista ticinese che era contro la proposta "Prima i nostri" e che ha espresso la sua delusione per il risultato maturato dopo lo spoglio in un comunicato stampa: "Nessuno dei temi in votazione ha avuto l’esito che auspicavamo: un fatto che ci delude ma del quale dobbiamo prendere atto, traendo le dovute conclusioni".
Adesso, dopo tale risultato, servirà una legge ad hoc per confermare quanto scelto dal popolo ticinese nel referendum odierno.