Massimo D'Alema rompe gli indugi e annuncia il suo "NO" al Referendum costituzionale dal palco del cinema Farnese di Roma, dove ha organizzato un'assemblea aperta. Erano presenti molti nomi noti come Carlo Freccero, Paolo Corsini, Massimo Mucchetti. In platea anche il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana Arturo Scotto, Alfredo D’Attorre, Nerina Dirindin, Luigi Manconi, Claudio Micheloni, Walter Tocci, Luisa Bossa, Angelo Capodicasa e Franco Monaco.

Un "NO" per aiutare il Paese

D'Alema ha indicato come presidente del "Comitato Nazionale per il No" che andrà a fondare Guido Calvi, che non è un uomo di partito e ha invitato la parte del centrosinistra che non condivide il SI al referendum promosso dal Governo a unirsi a lui.

L’ex premier ha tenuto a precisare che con la sua azione non intende dividere il partito: la sua è un'iniziativa per tutelare il Paese da una riforma assolutamente negativa per il sistema democratico, ha detto. Ha precisato, inoltre, che l'iniziativa del Comitato è stata suffragata dalle molte richieste provenienti da ogni parte del Paese aggiungendo che poi queste richieste andranno analizzate visto che provengono da milioni di persone che hanno smesso di votare il Partito Democratico da qualche anno.

I motivi di un dissenso

Il dissenso di D'Alema si basa sostanzialmente sul fatto che chi ha cambiato la Costituzione non aveva il titolo per farlo e questo potrebbe nel tempo pregiudicare l'applicazione della Costituzione stessa per un grave vizio di forma.

Nel proseguo del suo intervento l'ex premier ha toccato tutti i punti di dissenso dalla riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum: la falsa abolizione del senato, il premio di maggioranza e la ricerca costante di un bipolarismo che in Italia non esiste più.

Verso la fine del suo intervento è arrivato un attacco diretto a Matteo Renzi colpevole, secondo lui, di essere entrato a gamba tesa in un ambito che non era di sua competenza, ma di esclusiva competenza parlamentare. Secondo il politico romano, la vittoria del No al referendum costituzionale decreterebbe la fine del partito Renziano o della Nazione che dir si voglia, e questo sarebbe un gran bene in primis per il Paese, ma anche per il PD.

La data del Referendum slitta

Nel frattempo dal Festival dell'Unità di Milano, il Ministro Maria Elena Boschi annunciava che ragionevolmente, il referendum potrebbe tenersi ai primi di dicembre e veniva contestata pesantemente dai militanti del Pd. Forse i due fatti non sono da mettere in correlazione, ma che il malcontento serpeggi nel Partito Democratico è un dato di fatto.