Alla fine il discusso referendum sulle quote dei migranti stabilite da Bruxelles, fortemente voluto e promosso dal governo Orbán, non ha raggiunto il quorum. La società civile, che si era battuta per boicottare l’iniziativa, è riuscita nel suo intento. A votare si è recato poco più del 40% degli aventi diritto anche se la percentuale dei "NO" si aggira attorno alle vertiginose vette del 98%.
Il quesito proposto dal governo magiaro era: "Volete che l’Unione europea disponga l’insediamento di cittadini non ungheresi in Ungheria senza l’approvazione del parlamento ungherese”.
La via referendaria era stata imboccata dal governo ungherese dopo la decisione di Bruxelles, emersa dal vertice dei ministri degli interni dei paesi europei tenutosi a settembre 2015, di redistribuire le quote dei migranti tra i paesi europei.
Orbán aveva così pensato di opporsi a Bruxelles con l’arma mediatica della volontà popolare tramite un referendum che esprimesse chiaramente la posizione del popolo magiaro. La campagna per promuovere questa operazione è stata condotta sulla falsariga della paura e del discredito nei confronti dei migranti, espresso chiaramente nei manifesti elettorali in cui li si ritrae come portatori di violenza e barbarie, veri responsabili degli attentati al cuore dell’Europa.
In questi mesi il governo ha inoltre suggerito soluzioni, marcatamente xenofobe, alternative a quella della redistribuzione, come quella espressa recentemente dal ministro degli esteri Péter Szíjjártó, della creazione di campi di detenzione per migranti e di elaborazione delle richieste di asilo off-shore su un’isola. Soluzione che fa il paio con quella di Orbán che aveva indicato la possibilità di deportare i migranti verso grandi centri di detenzione fuori dai confini dei paesi membri.
La società civile ungherese vince la battaglia ma non la guerra
Il mancato raggiungimento del quorum ridimensiona i piani del primo ministro ungherese che sperava di fare la voce grossa con Bruxelles, grazie al favore dell'esito referendario, e di assurgere a campione della Politica sempre più xenofoba dei paesi del gruppo di Visegrád.
Il fallimento, inoltre, potrebbe scoraggiare altri paesi dal seguire l’esempio di adottare simili iniziative.
Il risultato, tuttavia, non deve ingannare. L’elettorato che si è recato a votare lo ha fatto in massa per il “NO”, questo vuol dire che più di 3 milioni di persone appoggiano la politica di Orbán in merito all'immigrazione. È proprio questo il punto su cui hanno fatto presa le dichiarazioni a caldo del primo ministro che ha sottolineato come non sia importante il quorum ma la chiara risposta del popolo ungherese.
Questa battaglia è stata vinta dalla società civile ungherese ma la guerra è lontana dal suo epilogo e deve essere combattuta in Europa.