I fatti. Ieri, 14 febbraio, tre importanti quotidiani, Repubblica, Corriere della Sera e Messaggero, se ne escono a edicole unificate con il presunto scoop di un messaggio scambiato in chat il 10 agosto 2016 tra Luigi Di Maio e Virginia Raggi che testimonierebbe la protezione offerta dal vice presidente della Camera a Raffaele Marra. Di Maio, in pratica, viene accusato di essere un bugiardo per aver sempre dichiarato di essere stato da subito contrario alla ‘promozione’ di Marra a stretto collaboratore della sindaca di Roma.
Naturalmente la realtà si dimostra agli antipodi delle illazioni dei ‘giornaloni’. Il messaggio pubblicato è stato, infatti, accusa Di Maio, “manipolato e tagliato”. Il testo integrale, corredato da un altro messaggio tra Di Maio e Raggi, viene postato ieri sul blog di Beppe Grillo. E il significato che se ne trae è esattamente il contrario di quello ‘costruito’ dalla ‘stampa di Regime’. Oggi lo stesso Di Maio, intervistato dal Fatto Quotidiano, smonta definitivamente le bufale inventate sul suo conto e su Facebook scrive: “Al termine di questa giornata mando un grande abbraccio alle migliaia di cittadini che mi hanno manifestato la propria solidarietà”.
L’intervista di Di Maio e il messaggio su Fb
“Quanto alle ragioni di Marra…lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”. Questo il testo pubblicato dalla stampa ‘nemica’, con i puntini di sospensione al posto della frase: “Aspettiamo Pignatone, poi insieme allo staff decidete/decidiamo”. Dove Pignatone è Giuseppe, procuratore capo di Roma, al quale il M5S ha chiesto di indagare sul conto di Marra, come dimostra limpidamente l’altro messaggio pubblicato sul blog.
Alla luce di quanto scritto, dunque, Di Maio oggi, con l’intervista al Fatto, ha gioco facile nel bollare come bufale le inchieste dei giornalisti che, Carlo Bonini in testa, giurano di aver ricevuto da una ‘fonte anonima’ questa ‘polpetta avvelenata’ già cucita su misura.
Il giovane grillino annuncia che chiederà risarcimenti perché “un giornalista ha scritto addirittura che definivo Marra ‘uno dei miei’, un falso”. La querela potrebbe essere ritirata solo in caso di “scuse”. Ma, a giudicare dal tono del pezzo del Messaggero apparso questa mattina online (“Di Maio e la chat con la Raggi su Marra: «Non può restare». Grillo: «Giornalismo killer»”), nessuno ha intenzione di scusarsi.
Comunque sia, Di Maio ribadisce di non aver mai avuto “contatti diretti” con Marra né prima né dopo l’unico loro incontro, risalente al 6 luglio 2016. La sua intenzione, e quella del gruppo dirigente M5S, è sempre stata quella di rimuovere il dipendente comunale per mancanza di fiducia, perché “non ci piaceva il suo passato con persone come Gianni Alemanno e Renata Polverini”. Ma, aggiunge Di Maio scaricando la responsabilità del caso Marra sulla Raggi, “la sindaca insisteva nel dire che si fidava”.