La Corea del Nord ha lanciato un nuovo missile che ha sorvolato l’isola di Hokkaido, nel Giappone settentrionale, terminando la sua corsa nell’oceano Pacifico, a 1.180 chilometri dalle coste giapponesi, dopo una corsa di 2.700 chilometri dalla base di lancio nordcoreana.

L'ultima volta era nel 1998

È la prima volta dal 1998 che un missile di Pyongyang ha sorvolato il territorio giapponese portando Yoshihide Suga, portavoce del gabinetto nipponico, a dire che il lancio del vettore "È una seria minaccia senza precedenti per la nostra sicurezza nazionale.

Posso solo dire che questo lancio mette in pericolo la sicurezza dell’intera regione asiatica del pacifico”. Anche la Corea del Sud ha condannato il lancio missilistico aggiungendo che, secondo fonti dell’intelligence di Seoul, il Nord si starebbe preparando a condurre un altro test nucleare nella sua base di Punggye-ri. Non è ancora stato possibile identificare il tipo di missile che ha sorvolato l’arcipelago giapponese e che fa seguito ad altri tre lanci avvenuti gli scorsi giorni in risposta alle esercitazioni militari congiunte sud coreane e statunitensi. Due di questi tre razzi a corta gittata, partiti nel giro di trenta minuti, hanno percorso circa 250 chilometri prima di inabissarsi, mentre un terzo è esploso subito dopo aver lasciato la base.

Improbabile un conflitto

Anche se i toni tra Washington e Pyongyang sono minacciosi, è assai improbabile che i due Paesi entrino in una fase di conflitto. Le numerose notizie allarmistiche e sensazionalistiche che prevedono lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale o di un’escalation che sfocerebbe in lanci nucleari tra le due nazioni non trovano assolutamente conferma nelle reali mosse politiche tra i vari contendenti dell’area asiatica. Nessuno, infatti, ha alcun interesse a che il conflitto finisca in uno scoppio armato. Kim Jong Un sa benissimo che la sua nazione non sopravviverebbe ad una guerra e Corea del Sud e Giappone, i due principali alleati degli Stati Uniti nella regione, sarebbero pesantemente colpiti sia da un ipotetico lancio di missili, sia dall’invasione di centinaia di migliaia di profughi provenienti dal Nord.

Stesso discorso vale per la Cina, la cui posizione si fa sempre più difficile. Da quando Jang Song Taek è stato epurato nel 2013, Pechino non ha più un funzionario nordcoreano affidabile con cui dialogare.

Nella retorica nordcoreana il lancio di missili ha il solo scopo di tenere aperta la porta del dialogo con gli Stati Uniti puntellando su fulcri di forza le posizioni di Pyongyang. Una presa di posizione poco comprensibile in Occidente, ma assai comune nello scacchiere asiatico (basi pensare alla Guerra del Sud Est Asiatico).