Rimarrà aperta fino al 6 maggio 2018 'Scanning Seti – The Regeneration of a Pharaonic Tomb', la mostra allestita all’Antikenmuseum di basilea che permette di visitare l’esatta riproduzione di due delle principali sale della tomba di Seti I, il faraone della XIX dinastia egizia vissuto tra il 1324 e il 1279 a.C.

Stanza delle Bellezze e la Stanza dei Pilastri

Con l’aiuto delle più moderne tecnologie 3D, la Factum Foundation di Madrid e l’Università di Basilea hanno ricostruito la Stanza delle Bellezze e la Stanza dei Pilastri, le prime due tappe di un lungo percorso voluto dalla Theban Necropolis Preservation Initiative e destinato a proporre, entro il 2020, in scala 1:1 l’intero complesso funerario da installare poco distante dal luogo dove sorge la tomba originale.

La mostra presentata al museo basilese dovrebbe quindi rappresentare un test per saggiare la risposta del turismo di massa che rischiava di alterare delicato equilibrio archeologico e artistico della tomba di Seti I che per questo venne chiusa al pubblico nel 1990. Un esperimento già eseguito con successo su altri monumenti, come la tomba di Lascaux in Francia, la cui riproduzione è aperta al pubblico, mentre il sito originale è destinato esclusivamente agli studiosi o come la copia della tomba di Tutankamon, inaugurata nel 2014 e utilizzata con successo come attrazione turistica (anch’essa eseguita dalla Factum Foundation).

Del resto, a detta di esperti archeologi, le sale 3D del monumento funerario di Seti I sono molto simili a quelle autentiche e comunque sono indistinguibili agli occhi del turista medio che andrebbe a visitare sì, un artefatto, ma avrebbe l’esatta impressione di trovarsi all’interno delle sale reali.

La tomba di Seti I

La tomba di Seti I (sigla KV 17) è la più grande dell’intero complesso di tombe della Valle dei Re. Riscoperta nel 1817 dall’esploratore e ingegnere italiano Giovanni Battista Belzoni, è l’unica ad aver mantenuto integre le decorazioni delle pareti, nonostante fosse già stata violata nei secoli passati e tutti gli oggetti e i suppellettili trafugati.

Belzoni riuscì a scoprire il sarcofago in alabastro del faraone (la cui copia è esposta al museo di Basilea), mentre la mummia, ancora in perfetto stato di conservazione, fu ritrovata nel sito DB320 della necropoli di Deir el-Bahri, dove era stata traslata attorno al IX secolo a.C.

Nel corso del tempo archeologi, studiosi, artisti hanno cercato di riprodurre i basso e altorilievi delle camere mortuarie utilizzando diversi materiali come cera, carta o addirittura malta, causando l’irreversibile perdita di pigmenti e, a volte, degli stessi strati.

Altri ancora hanno rimosso interi intonaci per poi rivenderli a collezionisti privati o a musei. La fuliggine delle torce, l’umidità dei visitatori, gli sbalzi di temperatura hanno accelerato il deterioramento dei dipinti.

Tutti questi agenti esterni hanno indotto la Theban Necropolis Preservation Initiative a iniziare il programma di riproduzione i cui primi risultati oggi sono esposti nella mostra dell’Antikenmuseum di Basilea.