Gli investigatori dell' FBI che indagano sul Russiagate non dormono mai. Dopo aver incriminato Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale di Trump, finiscono nuovamente sotto accusa i social network di maggior livello, vale a dire: Facebook, Twitter e Google. Saranno loro a rispondere a breve su un possibile coinvolgimento nella corsa alle presidenziali americane. Serghei Lavrov, primo ministro russo, dichiara che “ Le accuse sono solo fantasie, mai interferito nelle elezioni Usa o Europee”.

Social e intrighi russi

le tre giganti social saranno chiamati a rispondere direttamente al Congresso degli Stati Uniti, dovranno spiegare come sia stato possibile che i russi abbiano sfruttato le loro piattaforme per diffondere messaggi di propaganda in favore di Donald Trump, ma soprattutto come lo abbiano permesso. Facebook ha depositato la documentazione dove si evince che un terzo della popolazione, circa 126 milioni si statunitensi, abbia ricevuto tra il giugno 2015 e l’agosto 2018 contenuti sponsorizzati dalla Russia. Nei fascicoli consegnati alla commissione Giudiziaria del Senato, circa 80 mila pagine fanno riferimento alle visite e alle condivisioni su Facebook dei falsi contenuti.

Tra la giornata di oggi e mercoledì sono previste le testimonianze dei tre social network in merito allo scandalo Russiagate, Twitter ha già fatto sapere alla commissione che i falsi account sarebbero 3.000 e non 200 come stimato in precedenza.

Le nuove rivelazioni del Russiagate sul presunto coinvolgimento del Cremlino, che tanto più presunto non sembra, a favore del tycoon americano durante la corsa alle presidenziali del 2016, sono frutto della tenacia del procuratore speciale Robert Muller e della sua squadra di investigatori dell' FBI, tenacia che ieri ha portato all’arresto di Paul Manafort. L’ex capo della campagna di Donald Trump, Manafort, è stato accusato di frode fiscale e riciclaggio di denaro, ma tra le accuse, 12 in tutto, la più pesante sembrerebbe quella di ‘ cospirazione al governo degli Stati Uniti’, i giudici hanno fissato una cauzione di 10 milioni di dollari.

Manfort non è l’unico, Rick Gates, socio di Paul Manafort, è stato posto agli arresti domiciliari, la sua cauzione e però fissata a 5 milioni di dollari. Manafort e Gates avrebbero costituito società di comodo per portare denaro negli Stati Uniti, il quale avrebbe comprato immobili lussuosi e costose auto sportive. Il trasferimento di fondi sarebbe stato possibile grazie ai legami ucraini di Manafort e il periodo incriminato va dal 2006 al 2017.