Possibile dietrofront del segretario federale della Lega, Matteo Salvini, per quanto riguarda la situazione sull'attuale sistema previdenziale italiano. Lo stesso leader del Carroccio, infatti, nell'attuale fase di campagna elettorale ha annunciato l'abolizione definitiva della precedente Riforma Fornero e l'introduzione di un meccanismo di uscita più flessibile.
Salvini segue l'ipotesi di Berlusconi
Secondo quanto annunciato dalla trasmissione "Dalla vostra parte", però, Salvini si sarebbe concentrato sull'accordo unitario firmato con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi e la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Uno dei punti fondamentali contenuto nel programma elettorale del centrodestra riguarda l'eliminazione definitiva degli effetti negativi della Riforma Fornero anche se, secondo quanto emerso dalle ultime dichiarazioni dello stesso Salvini non si tratterebbe di un'eliminazione definitiva bensì solo di modifiche su alcune norme rigide in materia pensionistica contenute nel Decreto Salva Italia del Governo Monti.
Da ciò si evince che il segretario leghista sembrerebbe aver accettato le ipotesi di Berlusconi, secondo il quale l'eliminazione della Riforma rovinerebbe la sostenibilità economica generata da circa 80 miliardi di euro di risparmi garantiti dalla precedente Legge Fornero.
"C'è scritto nel programma. Azzeramento della Legge Fornero. Il principio è restituire il diritto di godersi la pensione dopo 41 anni di lavoro", ha spiegato il leader del Carroccio assicurando che, nel caso di modifica del sistema previdenziale, il metodo contributivo non verrebbe in nessun modo toccato.
Il leader della Lega torna su Quota 100 e Quota 41
Il leader della Lega, inoltre, torna a parlare di nuove misure volte a garantire una maggiore flessibilità in uscita. Si tratta del ritorno al meccanismo delle quote: con Quota 100, infatti, si darebbe la possibilità ai lavoratori di lasciare in anticipo il lavoro dopo il raggiungimento di almeno 62 anni di età anagrafica accompagnati dai 38 anni di anzianità contributiva.
Per i lavoratori precoci, invece, si torna a discutere sull'estensione del meccanismo di Quota 41 a tutti i lavoratori in modo tale da garantire l'uscita dopo il raggiungimento di 41 anni di versamenti contributivi senza tenere in considerazione l'età anagrafica. "Costringere ad andare in pensione a 66-67 anni è una follia. E' giusto andare in pensione con quanto si è versato", ha concluso Salvini.