Luigi Di Maio prova ad accelerare per chiudere l'accordo con la Lega di Matteo Salvini. Il veto su Berlusconi e la contestuale apertura di campo ai leghisti e al Pd sembra allargare il solco fra il leader della Lega e l'ex capo del centrodestra.
Di Maio vuole allearsi con Salvini
Nonostante le schermaglie che continuano a tenere osservatori e Politica italiana con il fiato sospeso su quale sarà il prossimo Governo, l'accordo Di Maio salvini sembra cosa fatta.
L'elezione del presidenti delle Camere non è stata casuale e sembra essere solo il primo tassello di un disegno per scardinare completamente gli assetti pre-voto e proiettare l'Italia verso un nuovo equilibrio.
Vittima, suo malgrado,di questo difficile scenario, l'ormai detronizzato leader di Forza Italia, che rischia di restare isolato anche nel suo stesso partito dove, nonostante la chiusura netta di Di Maio, non mancano i pontieri al lavoro per non rompere l'accordo con Salvini. Basta andarsi a leggere le dichiarazioni rilasciate proprio oggi in una popolare trasmissione radiofonica da parte dell'ex delfino Giovanni Toti, che apre ad un'ipotesi di Governo con Di Maio sulla base di un programma minimo, per capire che dentro Forza Italia siamo ormai ad un 'liberi tutti'.
Cosa farà il M5s?
È chiaro che Di Maio detenga il pallino che determinerà le contromosse dei suoi possibili alleati. La spregiudicatezza con cui si è mosso nelle ultime settimane lascia aperto ogni scenario possibile anche se il più probabile appare l'alleanza Di Maio Salvini. A dirlo, fra i numerosi segnali, la tiepida reazione di Salvini che non chiude la porta al M5S ponendo le basi per un addio definitivo a Berlusconi. A questo punto i riflettori sono puntati su martedì, quando in Parlamento si voterà per la presidenza della Commissione che si occuperà della stesura del prossimo Def. L'elezione di un uomo di centrodestra e più propriamente leghista, sarà il segnale che Di Maio ha in tasca l'accordo di Governo con Salvini.
In caso contrario tutto sarà ancora possibile. Ma appare davvero lontana l'ipotesi di un'apertura del Pd, considerata la bocciatura netta ad un dialogo con il M5S annunciata ieri da Martina e ribadita in serata dal Guardasigilli Orlando.
Quel che è certo è che sembrano passate ere geologiche da quando leghisti e grillini si scambiavano pesanti accuse reciproche: dalle polemiche su Di Maio, laurea mancata e steward allo stadio, ai fondi leghisti in Tanzania. Forse è davvero iniziata la Terza repubblica, con buona pace di quelli che speravano in un rapido ritorno alle urne.