Il giorno 27 di maggio verrà ricordato per il clamoroso strappo tra il Garante per l'applicazione della Costituzione e le forze politiche che hanno conquistato la maggioranza nelle recenti elezioni. "L'armonia e l'equilibrio cercati affannosamente in 84 giorni di consultazioni - recitava stamane Matteo Salvini in un Live su Facebook - sono stati spazzati via da un veto presidenziale sul nome di Savona; atto inaccettabile".
Si spinge più in là il volto cauto del M5S: nelle ultime ore, Luigi Di Maio si è associato alle dichiarazioni di Alessandro Di Battista di proporre un procedimento di messa in stato d'accusa all'indirizzo di Sergio Mattarella.
Le opinioni sul tema sono radicalmente polarizzate: i due schieramenti si affrontano, sul web e sulle principali testate giornalistiche, a colpi di autorevoli opinioni e citazioni di testi e precedenti. E' necessaria pertanto un'analisi di entrambi gli schieramenti.
Opinioni contrarie all'attivazione dell'art. 90 della Costituzione
I contrari all'impeachment, termine anglofono ormai entrato in uso comune come sinonimo, si ritrovano in tutte le forze politiche uscite sconfitte dall'ultima tornata elettorale.
Forza Italia e il Partito Democratico, in sostanza, ribadiscono che la discrezionalità ampia (suggerita dalla formula aperta dell'articolo in questione, circa le prerogative del Capo dello Stato: "...non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni...") non evidenzia condotte eversive da parte di Mattarella. A sostegno di questa testi, vengono citati l'articolo 92 della Carta e diversi precedenti di nomine di ministri trasversalmente rifiutate in passato, da Previti a Maroni, a Gratteri; questi rifiuti sarebbero sempre stati accettati, nel pieno "rispetto istituzionale" della figura del presidente, per citare il segretario Dem reggente Martina e il costituzionalista Omar Chessa dell'Università di Sassari.
'Decisione di merito' secondo il fronte dei favorevoli
Di tutt'altro avviso i favorevoli, i quali pongono l'accento sul merito della mancata nomina di Paolo Savona: l'ingerenza del capo di Stato sul nome e sulle opinioni euroscettiche dello studioso costituirebbe un ingresso in materie di competenza non propria, a detta di Calderoli che citerebbe un passo di Costantino Mortati: "La proposta dei ministri deve ritenersi strettamente vincolante per il capo dello Stato".
Il punto, sul piano politico, sarebbe l'aver ostentato una difesa a spada tratta dell'euro e delle politiche di austerity (rimarcata dall'assegnazione dell'incarico a Cottarelli, ex Commissario per la Spending review sotto Monti) rigettate da Lega e 5 Stelle: un vulnus al principio di terzietà e imparzialità di cui Mattarella dovrebbe, secondo i critici, essere fedele custode e, appunto, Garante.
E' vero che, in ogni caso, la lista dei precedenti si è conclusa con diversi "nulla di fatto": le precedenti richieste di messa in stato d'accusa - a carico di Leone, Cossiga e Napolitano - non sono mai giunte a decisione, di competenza della Corte Costituzionale. E' innegabile, comunque, che lo scollamento tra le istituzioni più favorevoli all'europeismo e ai mercati finanziari e i votanti si allarga ogni giorno sempre di più; e sempre meno la politica, anche se raccoglie interessati e proseliti, riesce a soddisfare le richieste degli elettori.