"No, io non sono squilibrato, anzi sono un genio stabile". Questa traduzione un po' grezza riporta le parole di Trump a commento della vittoria della sua linea dura al vertice Nato di Bruxelles: il presidente ha infatti ottenuto un aumento dei versamenti annuali fino a 33 miliardi di euro per le spese militari da parte dei 28 paesi alleati.
Macron e Conte: "Mai sentito di minacce di abbandono del Patto Atlantico"
La tensione al summit di Bruxelles era stata fotografata da un tweet pubblicato sul profilo ufficiale di "The Donald" due giorni addietro, in cui veniva sottolineato che "l'America spende per la difesa comune decine di miliardi di dollari.
È ora che gli amici contribuiscano di più", evidenziando l'insostenibilità della situazione finanziaria attuale.
Ad un recente incontro imperniato sulla situazione in Ucraina, il capo di Stato americano ha dichiarato senza esitazioni che, qualora non fosse stato raggiunto un accordo sul finanziamento delle azioni militari all'estero, gli USA avrebbero abbandonato l'alleanza; un avvertimento secco e deciso ribadito al nuovo quartier generale Atlantico in Belgio.
Differenti versioni della storia vengono riportate dai presidenti degli esecutivi francese e italiano: mentre Macron evidenzia come questo capitolo di spesa fosse, in realtà, un impegno graduale già assunto nel 2014, Conte spalleggia la motivazione trumpiana e saluta con soddisfazione l'apertura dell'hub di Napoli come un importante strumento di sicurezza e raccordo del controllo NATO nella regione meridionale mediterranea.
L'elogio all'attività italiana di pattugliamento delle coste
Il premier italiano, a sua volta, raccoglie un inaspettato plauso dal capo del governo statunitense sul delicato tema della sicurezza alle frontiere: "Giuseppe ha vinto le elezioni perché la sua strategia contro l'immigrazione è stata ferma e decisa". La reciproca simpatia fra i due vertici esecutivi, peraltro, ripete le parole di stima che Steve Bannon, ex responsabile della Segreteria di Stato Trump, aveva indirizzato all'Italia in più di un'occasione già all'indomani delle elezioni del 4 marzo, quando salutò con entusiasmo il consolidamento del fronte europeo delle "forze sovraniste" in grado di cambiare le carte in tavola nello scacchiere geopolitico internazionale.
Sembra, insomma, che le obiezioni mosse alla strategia militare internazionale trumpiana di disattendere le direttrici imperialiste americane e favorire l'ascesa di un nuovo equilibrio multipolare, mosse da membri dell'ex apparato democratico e da partiti affini in Europa, abbia ricevuto una prima secca smentita: se è vero che i legami tra i paesi del BRICS e dell'organizzazione di Shangai sono sempre più solidi, di fatto il sottaciuto "contenimento" di Russia, Iran e Cina continua ad avanzare verso oriente.