Prende una piega del tutto inaspettata l'indagine aperta dalla Procura di Roma in riferimento agli attacchi condotti attraverso i social media nei confronti del Presidente Mattarella. Alessandro Pansa, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, ha riferito che non sarebbe stato individuato nessun nesso tra le minacce nei confronti del Capo dello Stato ed eventuali account russi.

Il sospetto iniziale degli inquirenti infatti ricadeva sulla possibilità che dietro l'istigazione all'odio nei confronti del Presidente ci potesse essere un'interferenza russa condotta attraverso account farlocchi sui social.

La storia

Nella notte tra il 27 e 28 maggio sui social, in particolar modo su Twitter, si è scatenata una tempesta poiché in quei giorni Mattarella aveva appena annunciato il rifiuto del professor Savona come Ministro dell'economia. In pochi minuti divampa la protesta con un obbiettivo ben preciso: le dimissioni del capo dello Stato, proteste accompagnate dall'hashtag divenuto famoso #mattarelladimettiti. Questo hashtag è comparso in maniera repentina sui social diffondendosi a macchi d'olio nel giro di pochissimo tempo.

Come ha riportato il Corriere della sera quella sera un dettaglio è sfuggito a tutti a causa della frenesia del momento.

Pare che una ventina di account Twitter che avevano dato il via alla protesta avessero un passato abbastanza controverso, infatti quei profili erano stati utilizzati più di una volta dall'IRA (Internet Research Agency) di San Pietroburgo per far giungere in Italia la propaganda russa cercando di favorire anche i partiti più populisti. Quindi le indagini avviate in seguito per far luce sulle minacce dirette al Presidente sono state aperte presupponendo un possibile coinvolgimento russo.

Un inatteso sviluppo

C'è una svolta inattesa poiché - come riporta sempre il Corriere - pare che quella pista sia stata abbandonata.

Nei prossimi giorni il capo dell'intelligence italiana provvederà a consegnare al Parlamento un resoconto e una ricostruzione degli attacchi avvenuti nella notte tra il 27 e 28 maggio. Questa ricostruzione sembra smontare completamente la pista seguita fino ad oggi dagli inquirenti: infatti gli specialisti che hanno provveduto ad analizzare i vari profili sospetti sono giunti alla conclusione che non si tratta di un Russiagate italiano. Anzi pare che l'account generatore della protesta fosse stato creato sullo snodo dati di Milano e che le menti di quest'attacco abbiano usato server al di fuori del nostro paese, non in Russia, ma in Estonia e Ucraina. Quindi ora una domanda sorge naturale: se fino ad ora si era data per certa l'interferenza russa ora che sembra non essere più plausibile chi ha architettato da Milano la bufera social per far dimettere Mattarella?