Con l'offensiva iniziata nelle scorse settimane nel sud-ovest del paese, l'esercito siriano del presidente Assad, insieme ai propri alleati, ha riconquistato alle varie sigle islamiste una delle ultime aree ancora al di fuori del controllo governativo. Quest'ultima azione militare, congiuntamente con le altre lanciate nei mesi scorsi, sembrerebbe aver riunito sotto il controllo governativo la gran parte del paese. Purtoppo il successo è solo apparente poichè altre minacce incombono su questa nazione martoriata da 7 anni di guerra; infatti in Siria si intersecano gli interessi di diverse nazioni prime tra tutte Russia, Iran e Turchia.
Russia e Iran alleati solo in apparenza?
Iran e Russia sono le due nazione che hanno supportato militarmente Assad, permettendo al presidente siriano di uscire da una situazione catastrofica. Le forze di entrambi i paesi hanno collaborato attivamente sul campo per mesi e in apparenza Mosca e Teheran sembrerebbero più vicine che mai; tuttavia si possono veramente considerare alleati? E' notizia fresca l'inizio del pattugliamento da parte della polizia militare russa della striscia di terra siriana al confine con la parte di Golan occupata da Israele. Sembra che si tratti di una presenza militare volta a costituirsi come forza di interposizione per evitare scontri tra Siria e Israele dopo il recente abbattimento di un aereo militare siriano da parte israeliana.
Tuttavia la presenza russa in quella specifica zona sembrerebbe assecondare le paure israeliane: secondo quest'ultimi in Siria sarebbero presenti diversi migliaia di uomini al soldo dell'Iran, soprattutto nella zona a ridosso del Golan occupato, e ciò desta innumerevoli preoccupazioni nei militari israeliani. Così come destano preoccupazioni gli innumerevoli depositi di armi iraniane che sarebbero stai costruiti in varie zone della Siria e verso cui sarebbero stati diretti gli innumerevoli raid israeliani degli ultimi mesi.
Israele potrebbe essere la causa di un'eventuale rottura dei rapporti tra Iran e Russia. Infatti lo stato ebraico è per Mosca un prezioso alleato, mentre per Teheran un nemico da annientare. Per questo i rapporti tra Mosca e Teheran sono a un bivio: da una parte gli iraniani non possono continuare a tollerare il comportamento russo, il quale non ha mai preso posizioni nette di condanna nei confronti di Israele per i raid compiuti contro installazioni iraniane, dall'altra parte Mosca non rischierebbe di compromettere le relazioni con Israele per salvaguardare le relazioni con un paese liberticida, nonostante gli stretti rapporti militari ed economici avuti in questi ultimi anni.
Turchia: il nuovo sultanato che vuole maggior spazio nella regione
L'offensiva ribattezzata "Ramoscello d'Ulivo" lanciata dalla Turchia nel Nord della Siria ad inizio anno, che ha avuto come esito la conquista del cantone di Afrin controllato in precedenza dalle milizie curde, ha reso palese gli obbiettivi ambiziosi di Erdogan: l'allargamento della sfera di influenza turca nella regione. A partire dal fallito golpe del 2016, Erdogan ha progressivamente accentrato il suo potere, eliminando o incarcerando i politici o gli esponenti della società civile che gli si opponevano. I cambiamenti apportati alla costituzione di fatto eliminano la divisione dei poteri, permettendo ad Erdogan di porsi come nuovo sultano.Quindi la presenza militare turca in Siria è solo la conseguenza della strada intrapresa dal presidente, una strada che fa leva sul nazionalismo, di cui la Turchia è pervasa.
Di certo l'occupazione della parte nord della Siria è sgradita a molti, in primo luogo al presidente siriano Assad, ma di certo non sarà di breve durata, viste le intenzioni del nuovo sultano turco, anzi è destinata a consolidarsi se non ad allargarsi.
Di certo la Siria dovrà rimandare ancora per molto il processo di pace, troppe sono le nazioni che cercano di avanzare le proprie istanze e i propri interessi nel paese, le alleanze sono ambigue e si potranno osservare anche diversi cambi di schieramento, utili a soddisfare le contingenze del momento. La guerra di Siria non è giunta al suo epilogo, ma a un nuovo inizio.