L'entusiasmo e l'euforia che pervadono la donna che aspetta un bambino, mese dopo mese vengono sostituite dalla crescente preoccupazione dello stato di salute del nascituro. Stress particolarmente presente per chi è in età più avanzata. Si viene quindi catapultati in un mondo fatto di ecografie prenatali, amniocentesi, villocentesi. Termini tecnici con cui le future mamme avranno a che fare tutti i giorni. 

L'ultimo screening prenatale per monitorare la gravidanza è il G-Test.

Non è invasivo ed è una conquista italiana. Nato dal felice connubio tra pubblico e privato, messo a punto nei laboratori dell'università di Roma Tor Vergata e grazie alla collaborazione tra Bioscience Institut e BGI_Health, azienda che vanta la partecipazione nel progetto del sequenziamento del genoma umano e quello per l'individuazione dei geni delle più comuni malattie per l'uomo. 

Lo scopo del G-test

Lo scopo del G-test è identificare le diverse anomalie cromosomiche, di cui potrebbe essere portatore il feto, come ad esempio il Trisomia 21, 18 e 13 ed altre microdelezioni cromosomiche. Si procede prelevando un piccolo quantitativo di sangue materno, che può essere fatto già dalla decima settimana di gestazione.

Viene rivolto a donne in gravidanza con o senza fattore di rischio. 

Esistono anche altri test che vengono fatti sul sangue materno, ma la particolarità di questo test sta nell'ampia validazione, fatta su uno studio su oltre 100 mila gestanti, tra la nona e la ventottesima settimana di gestazione,  dal quale è emerso un livello di attendibilità del test molto ampio. È un test che ha un falso positivo molto basso, rilevando i rischi per il feto di avere tra le più comuni malattie fetali, con valori di specificità e sensibilità che sfiorano il 100%.

Le novità sugli esami prenatali

Il 4% del campione analizzato ha evidenziato gestazioni ad alto rischio di patologie, tra le quali la sindrome di Down, la sindrome di Turner e la sindrome di Edwards.

Dunque si riducono i falsi allarmi e conseguentemente si riduce anche il pericolo di sottoporre le gestanti ad alto rischio ad approfondimenti invasivi, molto costosi e non necessari. Invece nel caso in cui il test risultasse positivo è prevista una consulenza genetica e supporto per eventuali altri test diagnostici. Un aiuto in più dalla scienza per vivere la gravidanza serenamente.