Sono dati allarmanti e in continua crescita quelli relativi ai suicidi nel nostro Paese.Complice una crisi economica pesante e duratura, tramutatasi anche in una vera e propria crisi sociale, sono in molti ad aver toccato il fondo senza più trovare la forza di risalire.Tra questi, indistintamente, troviamo imprenditori, commercianti, operai e disoccupati, ma anchepensionati. ,

Tutti sono accomunati da una disperazione alimentata dalla crescente angoscia di non poter più andare avanti, di non riuscire a far fronte aidebiti, di non poter programmare un futuro o di non avere semplicemente nemmeno la forza di sognarne più uno.

I dati forniti da "Link Campus University di Roma"sono impietosi e parlano chiaro: il disagio è crescente e con esso il numero dei suicidi.Nel primo semestre del 2015 sono state 121 le persone che si sono tolte la vita a causa di motivi economici, facendo sì che questo sia il peggior dato dal 2012.

Senza entrare troppo nel dettaglio dei numeri per età, regione o sesso e sulle metodologie, evitando dunque di stilare classifiche impietose di dubbio gusto, possiamo affermare che questa sia divenuta una vera e propria emergenza, alla quale è difficile porre rimedio, ma per certi aspetti forse non è impossibile fare qualcosa.

Suicidi: imparare a riconoscere soggetti a rischio

Non essendo possibile aiutare ogni singola persona a risollevare le sorti della propria azienda, innescando così una catena capace di non produrre disoccupazione e di dare alle persone la dignità perduta e la sicurezza economica necessaria a vivere e non a sopravvivere, si deve dunqueprovare ad agire sulla prevenzione.

È necessario, infatti, imparare a riconoscere segnali preoccupanti da parte dei soggetti a rischio.

A questo proposito lavora ilservizio prevenzione suicidiche si trova all'interno dell'azienda ospedaliera S.Andrea di Roma. Il direttore è il Prof. Paolo Girardi, Cattedra di Psichiatria, Facoltà di Medicina e Psicologia all'Università la Sapienza di Roma, il quale ha dato vita ad uno dei principali poli al mondo di ricerca scientifica nel campo del suicidio.

Nessuno di noi, nel suo piccolo, è in grado di ricostruire un tessuto socialeche possa eliminare il problema. Forse pochissimi sono in grado di aiutare economicamente chi per cause economiche perde lavoro e dignità, ma tutti, con più disponibilità e attenzione, potremmo essere in grado di notare nei discorsi e comportamenti dei soggetti a rischio un disagio, che se non trova chi lo ascolta e se non diventa un urlo distinto, forte e chiaro, può tramutarsi nell'ennesimo disperato gesto che ogni giorno macchia le cronache di questo paese.Isolarli equivale ad ucciderli, mentre invece, spesso, un briciolo di umanità può far rifiorire una vita.