Stimolare la corteccia cerebrale tramite la Transcranial Magnetic Stimulation, per brevità indicata con la sigla TMS, può attenuare alcuni dei sintomi principali dell'anoressia nervosa, un grave e potenzialmente dannoso disturbo alimentare. Lo suggerisce uno studio randomizzato, caso-controllo, condotto su una cinquantina di soggetti dai neuroscienziati del King's College di Londra, in Inghilterra, e pubblicato su Plos ONE

L'uso della TMS in medicina

La TMS è una tecnica non invasiva di stimolazione della corteccia cerebrale messa a punto nel 1984 e basata sull'induzione elettromagnetica.

Secondo tale fenomeno, descritto quasi due secoli fa dal fisico inglese Michael Faraday, un campo elettrico variabile nel tempo induce un campo magnetico che a sua volta genera un campo elettrico.

Se questa catena di eventi viene prodotta in prossimità della testa di una persona, il campo elettrico generato dal campo magnetico eccita i neuroni della corteccia cerebrale senza passaggio diretto di corrente nel cervello e, dunque, in maniera assolutamente indolore. La TMS funziona proprio in questo modo: una corrente elettrica molto intensa scorre per una frazione di secondo in una bobina di rame, ben protetta da un guscio di plastica isolante e appoggiata sulla testa, secondo precise coordinate spaziali. 

La TMS viene utilizzata in medicina per trattare alcune patologie neurologiche e psichiatriche, in virtù della sua non invasività e della sua capacità di modificare i circuiti cerebrali.

Infatti, la TMS può essere efficace nel trattare alcune forme di depressione e alcuni tipi di ictus, quando applicata secondo procedure che rispettano linee guida di sicurezza e parametri di stimolazione ampiamente testati.

 

La TMS può ridurre i sintomi dell'anoressia

"Abbiamo somministrato la TMS in un gruppo di donne che soffrono di anoressia nervosa dopo aver indotto i sintomi principali del disturbo alimentare" spiega la dottoressa Jessica McClelland, primo autore dello studio "ovvero il desiderio di ridurre drasticamente l'apporto di cibo e la percezione distorta del proprio aspetto fisico. Guidati da un sistema di neuronavigazione, abbiamo selezionato come target per la stimolazione un'area corticale del lobo frontale che si chiama dorsolaterale prefrontale e che controlla diversi aspetti diversi aspetti del comportamento".

In un altro gruppo di donne affette da anoressia, i ricercatori del King's College hanno erogato la TMS in modalità placebo.

"Dopo soltanto una sessione di stimolazione" conclude la dottoressa McClelland "abbiamo confrontato i risultati ottenuti nei due gruppi e abbiamo osservato una significativa riduzione dei sintomi provocati dall'anoressia nel primo gruppo di donne, ovvero coloro che erano state trattate con la TMS attiva ed efficace". 

Lo studio è ora da replicare in un gruppo più ampio di pazienti e apre la strada a un trattamento non farmacologico dell'anoressia da affiancare agli interventi di psicoterapia e di terapia cognitivo-comportamentale.