Lo stato italiano da ben due mesi ha deciso di non rimborsare più i contraccettivi orali. La pillola che era inserita nella fascia A, per cui era il servizio sanitario nazionale che pagava, viene declassificata nella fascia C ed in questo modo le spese sono a carico dei cittadini. La risoluzione non lascia indifferente perché in tal modo sono state penalizzate delle fasce deboli come le ragazze più giovani, donne straniere o persone che mancano di risorse economiche e per cui hanno diritto spesso allesenzione del ticket.

Inoltre questa decisione potrebbe portare ad eliminare completamente i contraccettivi orali visto che l’Italia di per se è uno dei paesi europei dove meno se ne fa uso.

L’AIFA: razionalizzare i costi

Come si può capire l’AIFA cioè l’agenzia italiana del Farmaco si difende spiegando che le decisioni prese non sono da attribuire a motivi scientifici né tanto meno politici. Tutto ciò è stato fatto per migliorare il settore e contenere i costi. Secondo l’agenzia i contraccettivi orali che sono stati spostati alla fascia più bassa sono considerati di terza generazione cioè molecole che già oggetto di discussione perché rischiose per la salute.

L’aborto: te lo rimborsiamo

Ciò che stupisce è il fatto che l’aborto è la pratica anticoncezionale che lo stato ha deciso di rimborsare.

Sembra del tutto riprovevole e poco responsabile che un paese, che dovrebbe cercare di educare il popolo a delle condotte civili, agevoli l’interruzione della gravidanza nonché l’uccisione di una vita.  Non si intende come una nazione come l’Italia bassata sui fondamenti della cristianità possa suggerire l’interruzione di una vita già in corso invece di educare la popolazione femminile all’uso della pillola facendosi carico dei costi di quest’ultima.

Lascia pero più attoniti il fatto che non c’`è stata la minima polemica da parte della fascia interessata ad una scelta come quella decisa. Le donne italiane sembrano accettare passivamente la risoluzione finale impostale come se non le riguardasse.