Dagli albori della storia l’essere umano ha trovato dei benefici sulla salute derivanti dall'ascolto di suoni organizzati chiamati musica. Dalle ricerche antropologiche risulta che questa attività è comune a tutte le popolazioni e culture del pianeta al punto che la scienza riconosce il suo valore universale, sociale e culturale. Durante questi ultimi anni le neuroscienze hanno anche scoperto che l’ascolto della musica provoca degli stimoli, che interessano tutte le aree del cervello.

Quando le persone ascoltano una canzone, hanno una risposta a livello celebrare che li induce a provare piacere, questo fenomeno avviene ascoltando la propria musica preferita indipendentemente dal genere a cui essa appartenga.

Il mistero della sua nascita

Nonostante siano state fatte numerose ricerca e studi relazionati con la musica e i suoi effetti, al momento, nessuno è stato in grado di rispondere alla domanda più semplice di tutte: Perché è nata la musica?

L’evoluzione umana è avvenuta grazie a un processo di prova – errore, con il quale tutte le abitudini e innovazioni utili alla sopravvivenza venivano mantenute, mentre quelle poco utili venivano abbandonate. La musica in sé non ha una funzione di procreazione, non protegge dagli attacchi dei predatori e non sopperisce a nessuna delle esigenze basiche del essere umano. Nonostante la sua apparente inutilità questa abitudine è rimasta intatta ed ha prosperato fino ai nostri giorni.

Una possibile spiegazione arriva dal Canada

Dopo anni studiando i misteri della musica nel laboratorio di Percezione Musicale dell’Università di McGill, a Montreal, sembra che il piacere generato dall'ascolto della musica attivi gli stessi meccanismi cerebrali di altre attività come il sesso, il consumo di droghe e il gustare del buon cibo.

Quello che accomuna tutte queste attività umane, in apparenza slegate tra loro, sarebbe la produzione di oppiacei naturali da parte del cervello stesso e questi ultimi sarebbero i responsabili della sensazione di piacere intenso che provocano il desiderio di continuare con il ripetere l’attività nel tempo.

Per dimostrare questa nuova scoperta, il gruppo di ricercatori diretti da Daniel Levitin ha affrontato il problema creando uno stato di anedonia, ovvero l’incapacità di sperimentare il piacere, utilizzando naltrexona (un medicinale utilizzato per eliminare gli effetti degli agenti oppioidi).

Secondo le dichiarazioni fatte dal campione di persone utilizzate nel test, al somministrare questo medicamento, la sensazione di piacere nell'ascoltare la loro canzone preferita diminuiva molto.

Analizzando i dati, questo gruppo di ricerca, sarebbe arrivato a concludere l’indagine affermando che il mantenimento nel tempo di questa attività umana sarebbe stata provocata dal vantaggio evolutivo portato dal sentimento di coesione sociale che ha permesso così la nascita di piccole comunità e il conseguente sviluppo della civiltà.