Le diagnosi di celiachia sono stabili, quindi non si può parlare di un numero crescente di persone intolleranti al glutine. Eppure sempre più consumatori scelgono cibi senza glutine. Una indagine condotta negli Stati Uniti, nel periodo 2009-2014 su 22.278 consumatori di età superiore a sei anni, ha evidenziato che la percentuale dei soggetti affetti da celiachia era lo 0,69%, mentre un numero decisamente superiore (1,08%) seguiva una dieta priva di glutine.

Una ricerca allargata sui dati del NHANES

Studi precedenti, condotti sempre negli Stati Uniti, avevano evidenziato un trend in crescita dei soggetti con diagnosi di celiachia. Ora Hyun-seok Kim e colleghi, della Rutgers New Jersey Medical School di Newark, hanno voluto allargare l’indagine partendo dai dati disponibili presso la National Health and Nutrition Examination Surveys (NHANES).

E’ stata selezionata una coorte di 22.278 soggetti, di età superiore a sei anni. Per fare una corretta diagnosi di celiachia sono stati eseguiti test ematici. Tutti i partecipanti sono stati singolarmente intervistati sulle loro abitudini alimentari.

Un numero quasi doppio (1.08%) rispetto a coloro che effettivamente soffriva di celiachia (0,69%) seguiva una dieta priva di glutine.

Questa ricerca ha permesso di stabilire che le diagnosi di celiachia sono stabili nel tempo mentre quello che sta cambiando è l’orientamento dei consumatori che in numero crescente sono portati a preferire cibi senza glutine. E questo sulla base di una convinzione comune che, indipendentemente dall’essere o meno celiaco, nutrirsi con alimenti privi di glutine è più salutare.

Analizzando bene i dati nell’intervallo di tempo preso in esame, si evidenzia che nei primi anni la % dei celiaci era lievemente superiore (0,70%) rispetto all’ultimo periodo (0,58%). Come dire, forse è vero il contrario ovvero negli ultimi anni meno persone sono affetti da questa patologia.

Orientamento opposto è invece la scelta dei consumatori, senza celiachia, che nel 2009 erano lo 0,52%, aumentati al 0,99% nel 2012, per arrivare all’1,69% nel 2014.

Cos’è la celiachia?

Si tratta di una malattia dell’intestino tenue, immunomediata, che può insorgere a qualsiasi età ed ha una predisposizione genetica. I sintomi della malattia sono quelli tipici di una infezione/infiammazione intestinale con diarrea cronica, gonfiore e dolori addominali. La reazione è scatenata dal contatto con una proteina, la gliadina, presente nel grano, oppure da proteine simili presenti in altri comuni cereali come orzo e segale.

I soggetti affetti da questa malattia devono evitare alimenti contenenti queste sostanze per evitare reazioni di intolleranza.

Da qui è nato un mercato di prodotti senza glutine (gluten-free) disponibili ormai ovunque.

La percentuale dei soggetti affetti da celiachia non è uniforme in tutti i Paesi. Si va da un celiaco ogni 1.750 abitanti ad uno ogni 100 abitanti, come negli Stati Uniti. L’indagine appena pubblicata, infatti, conferma questi numeri che, su una popolazione come quella statunitense, vuol dire circa 1,76 milioni di celiaci. Ma i consumatori che scelgono alimenti senza glutine diventano così 2,7 milioni. I motivi, come accennati sopra, nascono dalla convinzione che cibi senza glutine siano più salutari, ma anche da una maggiore disponibilità sul mercato di questi prodotti che, sugli scaffali dei centri commerciali, affiancano i prodotti tradizionali.