Sono dati che fanno riflettere. Nel nostro paese è in atto una fuoriuscita costante di medici dal mondo del lavoro, un’emorragia di professionisti della Salute davvero preoccupante e si stima che entro il 2025 saranno 52000 i medici che lasceranno il Sistema Sanitario. Si tratta della metà degli attuali specialisti che a causa dei pensionamenti della legge Fornero e di quelli di quota 100 lasceranno il proprio posto di lavoro.

E il blocco delle assunzioni farà il resto. A oggi mancano all’appello circa 10000 specialisti e il trend è destinato a crescere ogni anno di più. Entro il 2025 mancheranno 1395 medici anestesisti, 3323 pediatri, 1828 specialisti di medicina interna e 4180 specialisti di medicina d’urgenza.

Ma i medici ci sono

Il vero problema è che, in teoria, i professionisti ci sono. L’ordine dei medici parla di 16000 laureati e abilitati che devono attendere anni prima di poter accedere alle scuole di specializzazione o al corso di medicina generale. Si tratta del cosiddetto ‘imbuto formativo’, un meccanismo che intrappola migliaia di futuri professionisti del settore.

Il Miur, ad esempio, ha pubblicato un bando per 6934 posti nelle scuole di specializzazione, ottenendo più del doppio delle domande di iscrizione. Chi non riesce a entrare dovrà attendere il prossimo turno, restando fermo per anni. Eppure il contratto di governo giallo-verde prevedeva che la formazione specialistica avrebbe dovuto determinare i posti in base alle reali necessità dell’utenza, ma questo è rimasto soltanto un buon proposito, a cui non è seguita nessuna autorizzazione ad assumere. Recentemente ha cercato una soluzione il ministro della salute Giulia Grillo, aprendo i concorsi anche a chi è iscritto all’ultimo anno di specializzazione. Anche questo un tentativo lodevole che però non coprirebbe il reale fabbisogno di professionisti della Sanità.

I medici a gettone

Per sopperire alle mancanze di personale si ricorre ai 'medici a gettone'. Si tratta di giovani appena laureati, oppure di professionisti già in pensione, che vengono utilizzati al bisogno. I dati dell’Enpam, l’Ente che si occupa di previdenza e assistenza dei medici, riferisce di 35000 precari che oggi vengono retribuiti 'a chiamata'. Un numero davvero molto alto, e di questi 10000 risultano esterni alle strutture e retribuiti con un compenso che può raggiungere i 90 euro orari, mentre i restanti 25000 risultano essere dipendenti che vengono retribuiti per il lavoro straordinario con uno stipendio di circa 60 euro all’ora.