La notizia della positività di Chris Froome al salbutamolo ha scosso il mondo del Ciclismo e dello sport in generale. A causa del suo asma, il corridore britannico, durante l'ultima Vuelta Espana, ha accettato il consiglio del proprio medico di incrementare le dosi dell'inalatore per via orale. Ciò ha portato al superamento dei valori massimi previsti dal regolamento UCI di mille nanogrammi per millilitro in un'analisi del sangue dello scorso 7 settembre.

In seguito a questa notizia, sono stati in molti ad affermare che un elevato numero di ciclisti e di atleti soffre di asma.

Ciclismo, quanti corridori con l'asma nel Team Sky

Se si parla di percentuali, il numero di ciclisti con problemi asmatici è pari al 30%. Una media molto alta, soprattutto se rapportata a quella della popolazione globale, che si ferma "solo" all'8%. Tuttavia, questa discrepanza ha una spiegazione scientifica. Secondo Marie Philippe Rousseau, medico della Federazione francese di sci, "è stato dimostrato che negli sport di resistenza l'iperventilazione provoca irritazione bronchiale e broncospasmo".

Le ragioni di questo aumento, in termini statistici, sugli sport che richiedono maggiore sforzo fisico sono state spiegate da John Dickinson della 'Kent University'. Dickinson, nel 2014, fece dei test su molti atleti britannici, tra cui i corridori del Team Sky. Proprio nella squadra di Chris Froome, un corridore su tre presentò dei problemi legati all'asma. Durante questi studi, lo specialista inglese scoprì che non esiste solo l'asma di natura allergica, ma anche quello causato da allenamenti troppo faticosi e, dunque, da un aumento della respirazione quando si è sottoposti a sforzo. Dickinson, comunque, ha voluto specificare come "non tutti gli pneumologi la pensano nello stesso modo". La materia, infatti, risulta essere una zona grigia per via del fatto che le varie tipologie di asma non allergico sono difficili da diagnosticare.

Ad oggi, il metodo più affidabile è rappresentato dal 'test della metacolina', che si limita ad evidenziare eventuali ipersensibilità bronchiali, le quali - però - possono dipendere anche da cause estranee all'asma.

Chi è asmatico vince di più?

Un dato che crea allarmismo è quello relativo alla percentuale di vittorie di atleti (e, dunque, anche ciclisti) che presentano problemi correlati all'asma. Ad esempio, ai giochi olimpici di Pechino 2008, il 17% dei corridori presenti erano asmatici e si aggiudicarono il 29% delle medaglie (in tutte le prove ciclistiche). Numeri che, certamente, devono far riflettere. Anche se è vero che il salbutamolo non può essere (neppure lontanamente) paragonato a sostanze quali l'EPO, è altrettanto vero che può fornire un piccolissimo vantaggio che, in uno sport livellato come il ciclismo, può risultare - in taluni casi - decisivo.