A distanza di pochi giorni dalla notizia della positività al salbutamolo di Chris Froome durante l'ultima Vuelta, il corridore britannico potrebbe affidarsi ad un particolare metodo per dimostrare la sua innocenza. Dopo aver spiegato - in una intervista alla BBC - di avere incrementato l'uso dell'inalatore su consiglio del medico dopo che i sintomi dell'asma erano peggiorati, il quattro volte vincitore del Tour de France potrebbe avere una carta in più da giocarsi per uscire integro da questa vicenda.

Froome positivo al salbutamolo: il metodo Barcellona può aiutarlo?

Nel laboratorio antidoping di Barcellona, diretto da Rosa Ventura, è stato sviluppato un metodo grazie al quale è possibile stabilire se il salbutamolo rinvenuto nelle urine proviene da una inalazione legittima o da un (ab)uso per via orale da considerarsi illegale. Interpellata dal quotidiano spagnolo 'El Pais', la direttrice del laboratorio ha così parlato: "Il nostro metodo ha portato alla squalifica di Alessandro Petacchi nel 2007. Nessuno, però, ci ha chiesto di analizzare l'urina di Froome per eliminare i dubbi sul salbutamolo in eccesso presente nell'organismo del ciclista. Normalmente - prosegue la dottoressa Ventura -, se le dosi vengono somministrate in maniera corretta, il test dovrebbe essere negativo.

Tuttavia, non è da escludere che possano esserci concentrazioni di salbutamolo superiori ai limiti consentiti nelle urine, pur senza superare la dose. Questo potrebbe dipendere dal diverso metabolismo di ciascun atleta. È raro che possa verificarsi una situazione simile, ma è comunque possibile", ha concluso la direttrice del laboratorio antidoping di Barcellona.

Per dimostrare la sua innocenza, dunque, il campione britannico di origini keniane dovrebbe sottoporsi ad uno studio approfondito teso a stabilire che nelle sue urine è presente una quantità di salbutamolo superiore rispetto a quella inalata (che dovrebbe rientrare, ovviamente, nelle dosi massime consentite). Ricordiamo che il salbutamolo è un broncodilatatore i cui effetti sono stimolanti e anabolici.

Ciò significa che con il superamento delle dosi consentite, l'atleta si procurerebbe un vantaggio competitivo.

Froome squalificato? I precedenti dicono di si

Almeno per il momento, Chris Froome non andrà incontro a nessuna sospensione. Tuttavia, in futuro c'è il rischio concreto che possa arrivare una richiesta di squalifica per il 32enne nativo di Nairobi. I precedenti, più o meno recenti, di Alessandro Petacchi e Diego Ulissi lo dimostrano.

Petacchi fu squalificato per un anno e venne privato delle cinque tappe conquistate al Giro 2007. Ulissi fu squalificato per nove mesi nel 2014, seppur con la sola accusa di negligenza e "senza volontà di migliorare le proprie prestazioni agonistiche", come fu accertato - all'epoca dei fatti - dall'antidoping svizzera.